1. Alberto Garutti al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano

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    Alberto Garutti, Come se la natura avesse lasciato fuori gli uomini, 2005. Villa Manin, Codroipo

    Sino al 3 febbraio 2013 al PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea, di Milano è allestita la mostra “Alberto Garutti. Didascalia/Caption”, la prima retrospettiva dell’artista italiano tra i più rilevanti della scena artistica contemporanea. La mostra, curata da Paola Nicolin e Hans Ulrich Obrist, presenta oltre trenta opere di differente natura: una serie di lavori storici, una nuova produzione concepita appositamente per il PAC, alcune riattivazioni di opere recenti e i modelli di progetti mai realizzati. L’esposizione è attraversata da una molteplicità di linguaggi che vanno dalla fotografia alla scultura, dalla scrittura all’installazione, dal disegno al suono, dal video alla pittura, dalla conversazione all’insegnamento. Il percorso espositivo traccia così, per la prima volta, l’evoluzione della ricerca dell’artista dagli anni Settanta ad oggi. Nel corso di più di trenta anni di carriera, il suo lavoro testimonia un’attenzione crescente per la relazione tra la produzione di oggetti e il loro relazionarsi nello spazio sociale. Garutti, autore di alcuni tra i più efficaci progetti di arte pubblica in Italia e in Europa, a partire dalla fine degli anni Settanta ha rielaborato in forma autonoma e laterale la matrice concettuale e figurativa della generazione precedente.
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    Alberto Garutti, Madonna, 2007. Scultura in ceramica con dispositivo elettrico di termostatazione

    Se l’intreccio di mercato e committenza è al centro di lavori come “Campionario” - una serie di stampe digitali su fondo monocromo, iniziate nel 2007, sulle quali una sottile linea nera ricama distanze e relazioni tra luoghi della città cari al potenziale collezionista - è in “Orizzonti” - dipinti su vetro in bianco e nero, realizzati a partire dal 1987, di diverse dimensioni e misure, ognuno dei quali porta il nome del suo committente - che Garutti testimonia l’interesse per la sfera di relazioni sentimentali e professionali che formano “l’orizzonte vero della mia vita”. A partire dalla metà degli anni ’90 in poi, l’artista affianca al tema della relazione tra opera e committente l’interesse per la definizione di una metodologia critica nella produzione dell’opera d’arte in uno spazio pubblico. Il ruolo dell’artista nella città diventa così un nodo cruciale della sua pratica. Attraverso la realizzazione di lavori-manifesto come quello realizzato a Peccioli tra il 1994 e il 1997 – dove l’intervento dell’artista è consistito nel restaurare la facciata del teatro del borgo vicino a Pistoia e nell’installare una didascalia in pietra che recita “Dedicato ai ragazzi e alle ragazze che in questo piccolo teatro si innamorarono” – o come “Ai Nati Oggi” – realiz...

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    Last Post by Anna e Vale il 1 Feb. 2013
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