1. La rivoluzione di Giotto in mostra al Palazzo Reale di Milano

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    Polittico Stefaneschi particolare, 1320 circa, Pinacoteca Vaticani, Roma.

    In occasione di Expo dal 2 settembre al 10 gennaio 2015 a Palazzo Reale di Milano in occasione di Expo è allestita la grande mostra "Giotto,l'Italia", già un titolo autoesplicativo, perché si intende celebrare l’alto genio italiano, colui che rivoluziona nel trecento il linguaggio figurativo, uno dei padri fondatori della storia dell'arte occidentale, una delle eccellenze del nostro paese. Allievo di Cimabue, Giotto opera una rivoluzione nell'arte, inventa la lingua nuova della pittura, trasferendo per la prima volta il pathos della vita umana nella rappresentazione visiva. Già Dante, suo concittadino, scriveva nel XVI canto del Purgatorio: “Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo/ e ora ha Giotto il grido/ sì che la fama di colori è scura", individuando in lui il grande artefice della lingua visiva italiana.
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    Polittico di Badia, 1300 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze.

    Giotto riporta sulla scena dell'arte i profondi sentimenti delle persone, restituendo all'individuo un'identità e un ruolo nella storia. Le sue Madonne sono madri terrene, occupano uno spazio reale, sembrano scolpite con il colore. Ogni figura occupa uno spazio, è dotata di un volume: per questo Giotto viene considerato un precursore della prospettiva rinascimentale. È probabile che molto gli sia servito l'aver visto a Roma gli affreschi dell'antichità e la testimonianza di un realismo che l'Oriente successivo aveva abolito.
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    Polittico Baroncelli particolare,1328 circa, Basilica di Santa Croce, Firenze.

    Nei suoi dipinti vi sono sono veri e propri ritratti capaci di esprimere le sfaccettature dell'animo umano. E' un'assoluta no...

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    Last Post by Anna e Vale il 8 Sep. 2015
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  2. A Milano Van Gogh guardando a EXPO

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    Vincent Van Gogh, Contadini che piantano patate, 1884 Kröller-Müller Museum.


    A Milano Palazzo Reale ospita dal 18 ottobre all'8 marzo 2015 la mostra "Van Gogh. L'uomo e la terra", con oltre 50 opere provenienti da tutto il mondo per raccontare la terra e i suoi frutti, l'uomo, gli umili, la vita rurale. L'esposizione, a cura di Kathleen Adler, presenta una lettura dell'opera di Van Gogh del tutto inedita e si focalizza sulle tematiche legate a Expo 2015 per comprendere ed esplorare il complesso rapporto tra l'uomo e la natura, tra la fatica e la bellezza. In un’epoca in cui la maggior parte degli artisti rivolgeva lo sguardo al paesaggio urbano, frutto dell’industrializzazione europea della fine del XIX secolo, Van Gogh focalizza la sua attenzione verso il paesaggio rurale e il mondo contadino.
    La vita e le mansioni della tradizione agreste sono considerate come soggetto dalla nobile e sacra accezione e i lavoratori della terra figure eroiche e gloriose: dai primi disegni realizzati in Olanda fino agli ultimi capolavori dipinti nei pressi di Arles, Van Gogh esprime la propria affinità verso gli umili, immedesimandosi con loro e rappresentando il loro dignitoso contegno.

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    Vincent Van Gogh, Paesaggio con covoni di grano e luna che sorge, 1889 Kröller-Müller Museum.


    Il corpus centrale della mostra è costituito da opere provenienti dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, a cui si aggiungono lavori provenienti dal Van Gogh Museum di Amsterdam, dal Museo Soumaya-Fundación Carlos Slim di Città del Messico, dal Centraal Museum di Utrecht e da collezioni private normalmente inaccessibili: un’occasione unica per approfondire, attraverso gli occhi dell’artista, il complesso rapporto tra l’essere umano e la natura che lo circonda. Tra i capolavori concessi dal Kröller-Müller Museum alla mostra milanese I contadini che piantano patate del 1884, Pastore con un gregge di pecore sempre dello stesso anno, L’autoritratto del 1887, il Ritratto di Joseph Roulin del 1889, Vista di Saintes Marie de la Mer del 1888, la Testa di pescatore del 1883 e Bruciatore di stoppie, seduto in carriola con la moglie del 1883. Nelle sue opere si rimane immediatamente colpiti dal colore, che vorticosamente...

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    Last Post by Anna e Vale il 2 Nov. 2014
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  3. L'Energia del Lavoro in mostra a Milano

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    Fotografia
    Milano
    Mostre
    By Anna e Vale il 2 Nov. 2014
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    Dopo il successo dello scorso anno, la Fondazione Aem – Gruppo A2A dopo la fusione con l'utility bresciana Asm - traendo la storia dai propri archivi - regala una uova emozione alla città con ricordi collettivi, aneddoti e ritratti. Rimarrà aperta alla Casa dell’Energia e dell’Ambiente, fino al 30 gennaio 2015, la mostra fotografica “L’Energia del Lavoro. Uomini e donne in Aem tra Milano e la Valtellina”, che intende rappresentare un secolo di imprese, progresso, passione professionale tra Milano e la Valtellina negli stabilimenti, nei cantieri e negli uffici dove si produce, si orienta, si trasmette, si misura la luce. Non è solo un reportage aziendale, ma scatti di grandi maestri della fotografia italiana: come Antonio Paoletti, Francesco Radino, Gianni Berengo Gardin.

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    Antonio Paoletti, Automezzi Aem in piazza Duomo per la manutenzione dei lampioni, 20 maggio 1938[/size]


    Tra la terra e il cielo, arrampicati sui tralicci in costruzione, sospesi a un filo tra le nuvole, gli uomini di Aem hanno partecipato alla costruzione di una nazione in "un’epoca epica – dichiara Alberto Martinelli, Presidente della Fondazione Aem -, nella quale una pluralità impressionante di lavoratori ha contribuito con sacrificio e dedizione alla crescita e all’industrializzazione del nostro territorio; dove è anche opportuno scorgere in controluce il doloroso prezzo del progresso richiesto dalle grandi opere elettriche, sia tra le montagne valtellinesi sia nel capoluogo milanese, in termini di vite umane e sofferenza”.

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    La mostra è suddivisa in quattro sezioni:
    - Un’impresa di uomini, che ospita una selezione di fotografie inedite che documentano il lavoro di operai, minatori, impiegati, elettricisti, tecnici, ingegneri, da Milano all’Alta Valtellina, a partire dalla fondazione della municipalizzata fino alla trasformazione in azienda energetica.

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    Last Post by Anna e Vale il 2 Nov. 2014
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  4. La montagna di Segantini al Palazzo reale di Milano

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    Il Palazzo Reale di Milano ospita sino al 18 febbraio 2015 la mostra "Segantini" su Giovanni Segantini (1858-1899), uno dei più grandi pittori europei di fine Ottocento. Sono presenti oltre 120 opere del grande artista, facendone così la rassegna più completa mai realizzata in Italia. Segantini è stato un artista di grande notorietà in vita, ma poi dimenticato e riscoperto dalla critica italiana e internazionale in varie fasi del Novecento. L'esposizione, curata da Annie-Paule Quinsac, autrice del catalogo e maggior esperta di Segantini, e da Diana Segantini, pronipote dell'artista, raccoglie opere provenienti da numerose e importanti istituzioni museali europee e statunitensi, a cominciare dal Museo Segantini di St. Moritz, che si fa testimone, attraverso il cammino artistico, della stessa vita del maestro: dall’infanzia trascorsa nella vivace metropoli post-unitaria al trasferimento sulle Alpi svizzere, uno degli ultimi, incontaminati, paradisi naturalistici. Il pittore si era diviso tra Italia, Austria e Svizzera. Nato in provincia di Trento, quando ancora sotto il dominio asburgico, Segantini arriva a Milano nel 1865 a sette anni, poverissimo e orfano, e lascia la città dopo 17 anni per trasferirsi prima in Brianza e poi in Svizzera, a Savognino e quindi in Engadina, dove morirà di peritonite a soli 41 anni nel 1899. Per quanto abbia sempre considerato l’Italia la sua patria, tuttavia dopo aver perso la cittadinanza austriaca non riuscirà ad ottenere per problemi burocratici quella italiana, diventando una sorta di apolide con tutte le conseguenti difficoltà per una libera circolazione all’estero. Il percorso espositivo si suddivide in otto sezioni, ciascuna delle quali dedicata a un aspetto dell'arte del pittore e rappresentata da alcuni dei maggiori capolavori, alcuni dei quali mai esposti in Italia o esposti oltre un secolo fa. Segantini ha avuto a Milano una vera e propria patria dello spirito, una città di riferimento per tutta la sua breve vita. Anche a seguito del trasferimento nei Grigioni, infatti, Milano continua a restare il fulcro della parabola segantiniana e piazza favorita per l’esposizione delle sue opere. Il suo avventuroso pellegrinaggio dai colli della Brianza alle creste granitiche dell’Engadina narra la storia straordinaria della creatività culturale che si sviluppò nelle valli tra l’Italia e la Svizzera all’inizio del secolo scorso. La mostra si presenta come una straordinaria celebrazione della “milanesità” dell’artista: un’intera sezione è dedicata proprio agli esordi milanesi del pittore, che con il suo ingresso all’Accademia di Brera diede il via a un promettente e fecondo percorso artistico. Pittoreschi scorci dei Navigli rievocano lo splendore della Milano di fine Ottocento, in opere come Il naviglio so...

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    Last Post by mariablanca il 17 Jan. 2016
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  5. Chagall al Palazzo reale di Milano
    La più grande retrospettiva dedicata al maestro russo in Italia

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    La passeggiata,
1917‐1918, olio su tela. Museo statale russo, San Pietroburgo

    Dal 17 settembre 2014 al 1 febbraio 2015 nella prestigiosa sede espositiva del Palazzo Reale di Milano è ospitata la mostra-evento "Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985", la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia al maestro russo. Marc Chagall. L'esposizione, curata da Claudia Zevi con la collaborazione di Meret Meyer, raccoglie ben 220 opere – prevalentemente dipinti, a partire dal 1908, data in cui Chagall realizzò il suo primo quadro, Le petit salon, fino alle ultime, monumentali opere degli anni ‘80 . Viene così ripercorso tutto il percorso artistico di Marc Chagall, accostando, spesso per la prima volta, opere ancora nelle collezioni degli eredi, e talvolta inedite, a capolavori provenienti dai maggiori musei del mondo, quali il MoMa, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Washington, il Museo Nazionale Russo di S. Pietroburgo, il Centre Pompidou, oltre a 50 collezioni pubbliche e private che hanno collaborato.
    Sono presenti opere come Il compleanno del 1915, opera che raramente lascia il MoMa di New York, o La passeggiata del 1917-18, ove Chagall tiene Bella sospesa in aria, come un aquilone, sullo sfondo di un paesaggio che ricorda la città natale di Vitebsk. Il motivo del volo, oltre che una felice intuizione compositiva, trova una spiegazione a livello metaforico: i due sposi, forse soffrendo dell'angusta dimensione terrestre, vogliono trascendere questi vincoli; Bella, come un aquilone innamorato, sorvola i tetti della città. Il dipinto è pieno di metafore ed evocazioni fiabesche non sempre facilmente decifrabili. La storia d'amore fra Chagall e l'amatissima moglie Bella ispira quadri pieni di trascinante gioia. Marc Chagall, per certe sue caratteristiche, potrebbe sembrare vicino al surrealismo che, sotto qualche punto di vista, anticipa. Egli, anzi, narra che Apollinaire, recatosi a trovarlo nel suo studio, poco prima della guerra 1914-1918, osservando le sue opere, "pronunciò per la prima volta la parola magica: surnaturel", "soprannaturale", da cui nascerà il termine "surreale" adottato da Breton in omaggio allo stesso Apollinaire.
    La mostra si articola in sezioni che rispecchiano la cronologia dell'esperienza di Chagall nella pittura: dal periodo in Russia con i primi dipinti realizzati a Vitebsk e a San Pietroburgo al passaggio in Francia a Parigi con il contatto con il cubismo, il fauvismo e il simbolismo...

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    Last Post by Anna e Vale il 7 Oct. 2014
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  6. Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter al Palazzo Reale di Milano

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    Amedeo Modigliani, Elvire con colletto bianco (Elvire con collettino),1917-1918
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    A Milano nella cornice di Palazzo Reale e' allestita la mostra “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter" dal 25 febbraio all'8 settembre 2013. Sono presenti più di 120 opere, che ricostruiscono il percorso di questi artisti come Modigliani, Soutine, Utrillo, Valadon, Kisling e molti altri che vissero in un periodo affascinante della storia dell’arte nel quartiere di Montparnasse a Parigi, agli inizi del ‘900. “Queste opere non sono state mostrate al pubblico da più di settant’anni, e oggi ricompaiono come per magia, come uscite da un altro mondo” sottolinea Marc Restellini, curatore della mostra. Jonas Netter, ebreo alsaziano, che visse a Parigi nei primi anni del novecento, grande appassionato d'arte, mecenate, colleziono' Modigliani, Utrillo, Soutine, Valadon, Kisling e altri, che all'epoca erano pressoché sconosciuti e le cui tele erano considerate di poco valore. Modigliani era arrivato a Parigi nel 1906 sentendo che quello era il posto dove avrebbe potuto “salvare il suo sogno”. Va a vivere a Montparnasse che, in quegli anni, diventa il quartiere degli artisti: non solo pittori, ma anche scrittori, come Hemingway e Miller, intellettuali come Jarry e Cocteau, rifugiati politici come Lenin e Trockij. È in questo contesto che vivono questi artisti, come sottoliena Marc Restellini: “Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non è polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, è a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualità e i sogni propri a ciascuno di loro. Quegli anni corrispondono a un periodo di emancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dell’arte. Parigi è l’unico luogo al mondo in cui la rivolta ha il diritto di cittadinanza, è prima a Montmartre e poi a Montparnasse che quegli artisti – tutti ebrei – si sono ritrovati per tentare la sorte”.
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    Amedeo Modigliani, Ritratto di Jeanne Hébuterne (Jeanne Hébuterne au henné),1918.

    Il percorso espositivo mette a confronto i capolavori acquistati nell’arco della sua vita da Jonas Netter, che, affascinato dall’arte e dalla pittura, diventa un amateur illuminato e acuto...

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    Last Post by Anna e Vale il 7 Mar. 2013
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  7. On Space Time Foam: la bolla di Tomás Saraceno all'Hangar Bicocca di Milano

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    Sino al 17 febbraio a Milano nel Cubo dell’Hangar Bicocca, tre membrane plastiche e trasparenti si gonfiano, sospese a 16 metri d’altezza. E' una creazione di Tomás Saraceno, artista e architetto argentino, la cui fama internazionale è legata a installazioni visionarie e sorprendenti, praticabili dal pubblico e in grado di modificare la percezione degli spazi architettonici. Le sue opere, ispirate alla tradizione dell’architettura utopista del ‘900, nascono dal desiderio di creare strutture aeree abitabili dall’uomo, energeticamente autosufficienti e a basso impatto. Infatti, e' un gigantesco polmone artificiale, trasparente e multistrato di circa 1.200 mq complessivi che, nel gonfiarsi, restituisce forma a una cupola instabile, posta a 16 metri d’altezza, realizzata con membrane di pellicola trasparente di 5 mm di spessore che formano 3 livelli praticabili dai visitatori. Ogni variazione di movimento, di respiro, di temperatura corporea influenza l’ambiente, composto al 99% di sola aria.

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    La struttura è stata progettata dall’artista argentino insieme a un gruppo di ingegneri della Lindsrand Technologies, azienda leader nel settore aerospaziale, e realizzata grazie al supporto della Pirelli. Le volumetrie dinamiche di On Space Time Foam, infatti, modificano tre resistenti membrane plastiche che, sovrapposte le une alle altre, riuniscono in sé la rappresentazione di stati liquidi, solidi e gassosi della forma. Si domina gravità e materia. Poche persone, dunque, fluttuano, camminando su questa cupola organica di 1.200 metri quadrati. Lo spazio altera ogni rapporto di responsabilità della distanza.

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    Tomás Saraceno, ha commentato la sua opera, affermando: “quello che la gente vivrà, o semplicemente vedrà, quando attraverserà l’installazione nel Cubo, sarà una sorta di Internet fisico, solido. Uno spazio di relazione e interazione all’interno del quale le persone percepiranno fisicamente la responsabilità della loro vicinanza nei confronti di altri e di ciascun movimento che decideranno di compiere”.

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    Saraceno ha tra i principi ispiratori del suo lavoro il superamento delle barriere geografiche, fisiche, comportamentali, sociali; la ricerca di modalità di vita sostenibili per l’uomo e per il pianeta; l’incontro e lo...

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    Last Post by Anna e Vale il 15 Feb. 2013
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  8. Il mito dei vampiri in mostra a Milano

    Nel centenario della morte di Bram Stoker, Alef-Cultural Project Management in partnership con la Triennale di Milano e in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna ha ideato ed organizzato la Mostra “Dracula e il mito dei vampiri” alla Triennale fino al 24 marzo 2013.

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    Poche figure hanno sedotto l’immaginario collettivo come quella del principe delle tenebre: Dracula! E nella Mostra sono presenti circa 100 opere tra dipinti, incisioni, disegni, documenti, oggetti storici, costumi di scena e video
    I vampiri hanno fatto molta strada fino a raggiungere una tappa fondamentale: quella della loro consacrazione nel 1897 con la pubblicazione del libro firmato del romanziere irlandese.

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    Una scena del film di Coppola


    Ma il mito del vampiro non è un'invenzione di Stoker: gli albori folklorici e medievalisi sono protratti e ampliati dentro la cultura illuministica, romantica e contemporanea, fino al riadattamento in chiave romantica e un po’ fantasy della moderna Saga di Twilight!

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    Gli interpreti della saga di Twilight


    Questa sorta di esaltazione del fenomeno di "vampirismo" porta all'ideazione di questa mostra, concepita in quattro sezioni distinte e principali: nella prima sala, completamente nera, che sembra restituire una tattilità del broccato gotico, si esplora la figura storica di colui che viene chiamato il Conte Dracula, Vlad l'Impalatore, colui che per primo venne identificato come il Principe di coloro che temono il sole! Questa è la prima sezione: “La realtà dietro il mito”, a cura di Margot Rauch, che dal Kunsthistorisches Museum di Vienna ha trasportato una serie di eccezionali documenti storici e opere: forse il più importante dei quali è il primo ritratto del conte Vlad, appunto! Figura storicamente esistita nel XV secolo è da sempre associata a quella leggendaria di Dracula.

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    Last Post by Anna e Vale il 3 Feb. 2013
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  9. 80 anni di Topolino. Storie di una storia al Museo del fumetto di Milano

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    Gli ottant’anni di Topolino in Italia diventano una mostra al Museo del Fumetto di Milano con “Storie di una storia” fino al 3 febbraio. Si racconta l’avventura editoriale del topo più famoso al mondo. Oggi il giornalino è arrivato a sfiorare il numero tremila. Il mito è consolidato. Ma la creatività degli sceneggiatori e dei disegnatori italiani ha arricchito una diffusione che tocca 40 nazioni con oltre 80 milioni di copie vendute nel mondo ogni anno. Il primo numero comparve ad opera dell'editore fiorentino Giuseppe Nerbino. Il settimanale, da allora è arrivato a quota 2973.

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    Lo Spazio del Fumetto WOW di Milano, così, in collaborazione con The Walt Disney Company Italia e con la Fondazione Franco Fossati (vera memoria storica che conserva moltissimi “reperti” da collezione), ha allestito un portale spazio-tempo come quelli ideati da Pico De Paperis.

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    Un viaggio diviso in nove sezioni ognuna a raccontare un decennio dal 1930 ad oggi, nella mitica Paperopoli e, più in generale, nei racconti di Uomini e Topi tanto per citare il Premio Nobel John Steinbeck.

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    Supplemento a "Il Giornale" Casa Editrice Nerbini


    Topolino a tutti gli effetti può essere considerato un'icona pop, entrando a far parte del nostro patrimonio. Si ricordi l'importanza della Scuola italiana del fumetto Disney che ha dato i natali ad illustri personaggi come Paperinik, a tutta la serie di Classici, Manuali, Supplementi, Parodie.

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    Tanti lettori sono stati affascinati da queste storie. E Tante anche sono state le interazioni con le personalità famose della cultura e dello spettacolo, che hanno contribuito ciascuno a suo modo ad arricchire la gamma di caratteri già presenti. E tante le incursioni di personaggi, come nel caso di Totti,

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    Last Post by Anna e Vale il 2 Feb. 2013
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  10. Alberto Garutti al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano

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    Alberto Garutti, Come se la natura avesse lasciato fuori gli uomini, 2005. Villa Manin, Codroipo

    Sino al 3 febbraio 2013 al PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea, di Milano è allestita la mostra “Alberto Garutti. Didascalia/Caption”, la prima retrospettiva dell’artista italiano tra i più rilevanti della scena artistica contemporanea. La mostra, curata da Paola Nicolin e Hans Ulrich Obrist, presenta oltre trenta opere di differente natura: una serie di lavori storici, una nuova produzione concepita appositamente per il PAC, alcune riattivazioni di opere recenti e i modelli di progetti mai realizzati. L’esposizione è attraversata da una molteplicità di linguaggi che vanno dalla fotografia alla scultura, dalla scrittura all’installazione, dal disegno al suono, dal video alla pittura, dalla conversazione all’insegnamento. Il percorso espositivo traccia così, per la prima volta, l’evoluzione della ricerca dell’artista dagli anni Settanta ad oggi. Nel corso di più di trenta anni di carriera, il suo lavoro testimonia un’attenzione crescente per la relazione tra la produzione di oggetti e il loro relazionarsi nello spazio sociale. Garutti, autore di alcuni tra i più efficaci progetti di arte pubblica in Italia e in Europa, a partire dalla fine degli anni Settanta ha rielaborato in forma autonoma e laterale la matrice concettuale e figurativa della generazione precedente.
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    Alberto Garutti, Madonna, 2007. Scultura in ceramica con dispositivo elettrico di termostatazione

    Se l’intreccio di mercato e committenza è al centro di lavori come “Campionario” - una serie di stampe digitali su fondo monocromo, iniziate nel 2007, sulle quali una sottile linea nera ricama distanze e relazioni tra luoghi della città cari al potenziale collezionista - è in “Orizzonti” - dipinti su vetro in bianco e nero, realizzati a partire dal 1987, di diverse dimensioni e misure, ognuno dei quali porta il nome del suo committente - che Garutti testimonia l’interesse per la sfera di relazioni sentimentali e professionali che formano “l’orizzonte vero della mia vita”. A partire dalla metà degli anni ’90 in poi, l’artista affianca al tema della relazione tra opera e committente l’interesse per la definizione di una metodologia critica nella produzione dell’opera d’arte in uno spazio pubblico. Il ruolo dell’artista nella città diventa così un nodo cruciale della sua pratica. Attraverso la realizzazione di lavori-manifesto come quello realizzato a Peccioli tra il 1994 e il 1997 – dove l’intervento dell’artista è consistito nel restaurare la facciata del teatro del borgo vicino a Pistoia e nell’installare una didascalia in pietra che recita “Dedicato ai ragazzi e alle ragazze che in questo piccolo teatro si innamorarono” – o come “Ai Nati Oggi” – realiz...

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    Last Post by Anna e Vale il 1 Feb. 2013
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