1. Ad Alba Carlo Carrà alla fondazione Ferrero

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    Ad Alba, a distanza di quasi venti anni dall’ultima importante retrospettiva dedicata a Carrà, ospitata nel 1994 dalla GNAM di Roma, la fondazione Ferrero propone l'antologica “Carlo Carrà 1881-1966”, curata da Cristina Bandera. Il progetto si è avvalso della collaborazione istituzionale della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze e della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte. Carrà, nato in Piemonte, è stato un artista, che ha testimoniato ed interpreto con rigorosa indipendenza creativa i movimenti più significativi delle avanguardie storiche dell'arte italiana del Novecento. In questa mostra sono presenti 76 opere, che documentano la sua intera parabola artistica.1109_1 Vi sono una serie di prestiti eccezionali, che consentono di testimoniare i momenti salienti del percorso creativo di Carrà. Si parte dalle prime prove divisioniste ai capolavori del Futurismo, poi vi è la parentesi dell’Antigrazioso, la Metafisica e il Realismo mitico, i paesaggi (dagli anni ‘20 in poi), le composizioni monumentali di figura degli anni '30 e una selezione di nature morte, sino ad arrivare agli ultimi anni di attività.carra-artist-450x350
    La mostra su Carrà si segnala anche per intelligenza critica. Infatti tra i capolavori presenti si parte dal problematico confronto tra La strada di casa, prova divisionista con deformazioni espressioniste alla tedesca, e il dipinto, sempre divisionista, Meriggio a Sagliano del 1909. Il passaggio dal Futurismo alla Metafisica non fu netto: “Dal 1915 il pittore si accosta all’ambiente fiorentino e, sollecitato dall’intensificarsi dei contatti con Ardengo Soffici e con Giovanni Papini, e, poco dopo, influenzato da Roberto Longhi, inizia a meditare sul rapporto tra antico e moderno”, nota la curatrice.

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    Roberto Longhi e Carlo Carrà
    Della fase metafisica vi sono, tra gli altri, il Gentiluomo ubriaco, Le figlie di Loth del 1919 del Mart di Rovereto e Pino sul mare del 1921. Il soggetto della porta simbolica semiaperta sul nulla nero alle spalle del Figlio del costruttore, iniziato nel 1918 e rielaborato fino al 1921, riappare alla fine della mostra nella Stanza del 1965, ultima opera del pittore dipinta a 84 anni. Lo studio di Giotto e di Paolo Uccello indicano il suo orientamento per un'arte monumentale, sintetica, ideale, pur nel...

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    Last Post by Anna e Vale il 26 Nov. 2012
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