1. L'invenzione del Rinascimento attraverso Pietro Bembo

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    Il 2 Febbraio ha aperto i battenti a Palazzo del Monte la mostra "Pietro Bembo e l'invenzione del Rinascimento" che riporterà a Padova, dopo cinque secoli, i capolavori della collezione che l’intellettuale veneto, poi divenuto cardinale, aveva riunito nella propria casa, ancora esistente nell’attuale via Altinate. La mostra sarà aperta fino 19 maggio, curata da Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Adolfo Tura, è guidata da un consiglio scientifico presieduto da Howard Burns, dove siedono Giovanni Agosti, Davide Banzato, Guido Beltramini, David Alan Brown, Matteo Ceriana, Marco Collareta, Caroline Elam, Massimo Firpo, David Freedberg, Davide Gasparotto, Fabrizio Magani, Paola Marini, Arnold Nesselrath, Alessandro Nova, Pier Nicola Pagliara, Fernando Rigon, Vittoria Romani, Salvatore Settis, Adolfo Tura e Claudio Vela.

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    Una sala allestita per la mostra


    Pietro Bembo nacque a Venezia il 20 maggio 1470 (e morirà a Roma 18 gennaio 1547) da un'antica famiglia patrizia. Ancora bambino, seguì il padre a Firenze, dove imparò ad apprezzare il dialetto toscano. Il suo esordio letterario avvenne con la pubblicazione del dialogo latino "De Aetna". In seguito sarà a Ferrara, dove conobbe il Mantegna e successivamente a Urbino, dove incontrerrà il giovane Raffaello, il Perugino e Gian Cristoforo Romano. Si laureò all'Università di Padova e fece ulteriori studi alla corte di Ferrara, dove incontrò Ludovico Ariosto e Lucrezia Borgia, con la quale ebbe una relazione. Nel 1513 seguì Giulio de' Medici - il futuro papa Clemente VII - a Roma, dove Papa Leone X lo volle come suo segretario e plenipotenziario. In questo periodo entrò in contatto con molti artisti, come Michelangelo e Tiziano, e ne promosse e supportò il lavoro. Divenne un cardinale; ma fu altresì scrittore, grammatico e umanista italiano. Regolò per primo, in modo sicuro e coerente, la lingua italiana. Era cioè una mente poliedrica: curioso, avido di sapere e di conoscere. Fu uomo simbolo ed emblema rappresentativo di tutta la cultura di un’epoca. Fu anche storiografo e Bibliotecario della Repubblica veneta. Forse anche per questo era capace di sapere individuare in un determinato artista, le capacità di uomo rinascimentale: uomo di scienza e di cultura, capace di esperire al massimo il compito affidatogli.

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    Last Post by Anna e Vale il 24 Feb. 2013
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  2. Palladio e gli sguardi

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    La mostra “Raffaello verso Picasso” a Vicenza è un evento nell'evento, perché permette di visitare la basilica palladiana, uno dei più celebri capolavori italiani, dopo un lungo restauro durato oltre 5 anni e costato 21 milioni di euro. Palladio, il più importante architetto di ogni tempo, accoglie i visitatori in un tempio di bellezza, la Basilica,
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    costruita con un meraviglioso rivestimento in pietra bianca e nello spirito rinascimentale della bellezza non ostentata, ma tutta connaturata al senso stesso della vita, nella sua dimensione d’armonia. L’allestimento della mostra si inserisce, con il suo variare di passo e dimensione, con pareti e sale costruite appositamente, all’interno della meravigliosa Basilica. “La mostra è una storia di sguardi”, secondo Goldin, curatore della rassegna. Nella prima sezione affianca le opere di carattere religioso, grazia ed estasi che introducono alla dimensione spirituale dell’uomo. Il percorso espositivo inizia, infatti, con una preziosa tavola del Beato Angelico che, protetta in una teca, sospesa in aria, nella magnificenza del fondo oro e del blu lapislazzuli, accoglie i visitatori. E' un vero splendore, poi, il susseguirsi delle Madonne, tra cui quelle di Mantegna e di Bellini (una meraviglia che arriva dal Museo di Detroit), cui seguono le immagini del Cristo immortalato dai maestri del passato. Vi è, successivamente, la Flagellazione di Caravaggio, le Crocifissioni di Antonello da Messina, Bellini, Veronese, il Cristo risorto di Botticelli, tavola fragilissima e per questo raramente esposta. Nella sezione dedicata alla nobiltà del ritratto ci sono i dogi di Tiziano, Gentile Bellini, gli aristocratici di Rubens, i sovrani di Velazquez. I capolavori di Raffaello, Giorgione, Dürer presentano il tema del ritratto quotidiano quale rappresentazione dell’anima. Una sezione indaga il rapporto tra la pittura di Manet e l’arte spagnola e l’influenza del Moroni su Degas. La mostra si conclude con una vasta rassegna sul Novecento, lo sguardo inquieto del XX secolo attraverso gli autoritratti di Van Gogh, Gauguin, Cézanne, Bonnard e i corpi nudi, contorti di Bacon o di Freud (prestito eccezionale della National Gallery di Edimburgo). Tuttavia, è con Picasso, presente con l’Italienne, che la concezione apollinea della figura si fa dionisiaca, destrutturando totalmente la forma. Si tratta di 100 opere provenienti da musei nazionali e internazionali. Anche se forse sulla mostra prevale lo sguardo incantato per la basilica, capolavoro risc...

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    Last Post by Anna e Vale il 18 Oct. 2012
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