1. All'ombra di Canaletto: Guardi

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    Venezia
    By Anna e Vale il 18 Oct. 2012
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    Venezia celebra nel terzo centenario dalla nascita Francesco Guardi, il grande vedutista settecentesco, con un'importante mostra monografica al museo Correr dal 26 settembre al 6 gennaio 2013. Sono presenti 120 opere: da quelle giovanili di figura meno note, fino alle “scene d’interno” nel gusto di Longhi, per finire con le splendide vedute di Venezia e i fantastici capricci, risalenti agli anni della maturità e della vecchiaia. La mostra è un viaggio straordinario attraverso un pittore che ha scelto la via di una narrazione minuziosa e analitica. La sua pittura non è mai illustrativa, ma emotiva e vivissima. Il paesaggio continua a sfumare, con una prospettiva che nel tempo si fa elastica, mentre le figure diventano chiazze veloci e i contorni si dissolvono delicatamente. 
Francesco Guardi ebbe un destino sfortunato, sia perché schiacciato dall'astro del Canaletto, sia perché cresciuto in un ambiente povero. Il suo apprendistato fu nella bottega del padre Domenico, pittore modesto, insieme ai suoi fratelli. Visse stentatamente e, quindi, costretto a fare un po' di tutto. Alla sua morte nel 1793 il suo nome cadde nell'oblio. Una lenta riscoperta della sua opera si ebbe in Francia a metà Ottocento.
    La mostra si articola in cinque sezioni: la prima è dedicata delle opere di figura, scene di vita cittadina e anche dipinti sacri ( di questo periodo sono, ad esempio, “Il ridotto” e “Il parlatorio delle monache di San Zaccaria”). La seconda sezione è dedicata alle prime vedute, la cui datazione sembra risalire al 1755. In quel periodo Francesco, forse per necessità economiche, rappresenta vedute sulla traccia delle incisioni dei “grandi”, cioè Canaletto e Marieschi. Tuttavia, già si notano le differenze: lo sguardo è più disteso, comprende acqua e aria. Guardi ridisegna la veduta lagunare rappresentando luoghi anche periferici. Appartengono a quest'epoca “ Il doge sul Bucintoro a San Nicolò” e “Il Bacino di San Marco”, che rappresentano bene il segno di questa svolta per la novità del soggetto e la modalità di comporre, sconvolgendo le tipologie consolidate. La pennellata diventa pastosa, domina il verde della laguna e del cielo, emergono gli ori, i rossi delle barche maggiori e i neri delle gondole. Un'altra sezione ripercorre il capitolo dei capricci, composizioni di fantasia, in cui si mescolano paesaggio ideale e gusto del rovinismo, arcadia e pittoresco. Spiccano, tra gli altri, i capolavori i “Grandi Paesaggi” dell’Ermitage di San Pietroburgo, dove l’elemento naturale è trasfigurato da vibranti e irreali effetti luministici, “Paesaggi fantastici” del Metropolitan Museum di New...

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