1. Il Novecento in mostra a Forlì

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    Gino Severini, Maternità particolare, 1916


    La mostra “Novecento. Arte e vita in Italia tra le due Guerre”, ospitata ai Musei San Domenico di Forlì, dal 2 febbraio al 16 giugno 2013, presenta i grandi temi affrontati nel Ventennio dagli artisti che aderirono alle direttive del regime, partecipando ai concorsi e aggiudicandosi le commissioni pubbliche, e da coloro che attraversarono quel clima alla ricerca di un nuovo rapporto tra le esigenze della contemporaneità e la tradizione, tra l’arte e il pubblico. L'esposizione inizia con una bellissima “Maternità particolare” del 1916, in piena guerra, la tenera Madonna laica di Gino Severini. Così inizia il '900 dell'arte italiana: prima c'erano state le esplosioni futuriste e il disordine cubista, code di un'800 artisticamente indiavolato. Con la fine del primo conflitto mondiale l'idea generale è ritornare all'ordine, ordine che in Italia era anche l'avvento del totalitarismo fascista che cerca di imbrigliare la forza dell'arte per portarla a suo servizio.

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    Enrico Prampolini, Dinamica dell'azione (Miti dell'azione Mussolini a cavallo), 1939


    Superata, così, la devastazione della grande guerra con l’affermarsi dell’ideologia fascista e la crisi delle avanguardie come il Futurismo si fa largo nel mondo delle arti la ricerca di un più tranquillizzante “ritorno all’ordine”. Non si tratta di guardarsi indietro e andare contro la modernità, piuttosto di cercare una sintesi nuova partendo dalle basi granitiche della classicità: “Una solida geometria di oggetti, una nuova classicità di forme”, per Carlo Carrà, mentre De Chirico concludeva il suo scritto programmatico sul ritorno della figura umana esclamando: “Pictor classicus sum”.

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    Renato Guttuso, Fuga dall'Etna, 1940


    Propaganda, poi, è la parola che echeggia, per la prima volta nell'epoca moderna si può parlare di arte e di architettura di regime, e così ecco i grandi piani dell'architetto Piacentini per costruire il foro Mussolini e...

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    Last Post by Anna e Vale il 4 Feb. 2013
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  2. Alighiero Boetti e Roma al MAXXI

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    Alighiero Boetti, Tutto



    Alighiero Boetti a Roma” è la mostra tributo dedicata dal MAXXI dal 23 gennaio al 6 ottobre 2013 a uno dei nostri artisti più rappresentativi del panorama artistico italiano del secondo novecento. Si rende, così, omaggio a questo indiscusso protagonista dell’arte italiana sia con la mostra sia con l’intitolazione a lui della piazza antistante il MAXXI. L'esposizione, curata da Luigia Lonardelli, ha per protagoniste trenta opere, molte inedite o raramente esposte, che raccontano una stagione creativa straordinaria, alla ricerca di una identità e alla scoperta di mondi lontani e affascinanti. Si prende in esame sia il particolare il rapporto che ha legato Boetti a Roma, sia come la comunità degli artisti della capitale sia stata influenzata dalla sua personalità e infine come i suoi rapporti con l’Oriente siano stati fondamentali per il riemergere di una nuova sensibilità coloristica nel corso degli anni Ottanta. “Una città che diventa per lui il trampolino per l'ignoto e ispirazione per nuovi percorsi creativi”. Boetti aveva “l'illusione che Roma fosse già Palermo e Palermo già Il Cairo”, secondo la sua compagna Annemarie Sauzeau. Considerava, infatti, Roma come un avamposto verso l'Oriente, opposta all'aristocratica Torino, fredda e concettuale, Roma gli offre una libertà creativa insperata, rende possibili percorsi nuovi, individuali e tutti da sperimentare. A Roma rivide cieli tersi e luce piena, quasi coma la luce d'oriente che vivifica ogni colore. Si distaccò dall’Arte Povera e iniziò ad esplorare quei concetti di dualità e molteplicità che diedero vita al famoso “gemellaggio” con se stesso, erano già nati i Viaggi Postali, quelle buste inviate ad amici, parenti e colleghi artisti utilizzando indirizzi immaginari il cui inoltro dava vita a viaggi immaginari.

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    Alighiero Boetti, Mappa, 1989



    E l’idea del viaggio, dell’approccio “altro” al mondo aveva da quel momento in poi permeato la sua produzione. Quando andò in Afghanistan negli anni' 70 la sua vita cambiò. Mosso dall’idea romantica di emulare le avventure di un antenato del XVIII secolo, si installò a Kabul, ove entrò in contatto con la filosofia Sufi, che coltiverà per il resto della vita, e rimase affascinato dalla sapienza degli artigiani afghani. E l'attrazione per l'Afghanistan fu così forte che alla fine della biografia scritta dalla prim...

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    Last Post by Anna e Vale il 31 Jan. 2013
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  3. Per Art City Bologna Giorgio De Chirico e i libri all'Archiginnasio
    new! Arte Fiera Bologna 2013!

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    Giorgio De Chirico, Piazza Italia, 1954-1955


    Sino al 10 febbraio 2013 in occasione di Art City l'Archiginnasio di Bologna ospita nella Sala dello Stabat Mater una mostra dedicata a "Giorgio De Chirico e i libri", enfatizzando gli aspetti della poetica del maestro grazie al contesto espositivo. I lavori, collocati al centro di un'essenziale struttura geometrica, sono rappresentativi dei principali temi cari all'artista e, insieme, costituiscono un prisma con cui rivolgersi allo spazio circostante per riconoscere la densità culturale di un luogo impareggiabile, che pare miracolosamente sottratto alle vicende secolari. Giorgio De Chirico è l'artista italiano del ventesimo secolo che più ha preso le distanze dalla “realtà naturale”: ripara l'arte dalla contingenza, la pone al di fuori del tempo e dello spazio dell'esperienza sensibile, ne coglie l'enigmatica immobilità, l'incongruenza con le trasformazioni sociali, optando per una sorta di classicità inquietante, costruita sulla stratificazione culturale di miti e modelli.

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    Giorgio De Chirico, Diana cacciatrice,1955


    La sua natura è sempre un paesaggio culturale e i libri - come gli archetipi pittorici - sono l'incanto metafisico di una realtà altra e pur sempre presente, non condizionata dalle presunte rivoluzioni e non sottomessa – come invece sono le Avanguardie – agli eventi storici da preconizzare o indirizzare in modo ausiliare verso un progetto politico. I dipinti di De Chirico, pur riconoscibili in ogni singolo dettaglio, presentano situazioni surreali e suggestive, basate sull'incontro improbabile, allusivo e ambiguo di oggetti, paesaggi, luci e prospettive.

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    Ettore e Andromaca del 1942


    Nelle sue opere si trasmette un enigma, una domanda che però' non richiede necessariamente risposte: da qui meditazione e incertezza in uno stato di perenne malinconia, di nostalgia, di sogno indefinito. Le opere pre...

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    Last Post by Anna e Vale il 27 Jan. 2013
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