1. IZIS - Il Poeta della fotografia a Firenze

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    La Fondazione Alinari, in collaborazione con la Ville de Paris, presenta al MNAF di Firenze l’opera di Izis Bidermanas (1911-1980) - poeta lituano dell'immagine, fu anche ritrattista e reporter. La mostra, aperta fino al 6 gennaio 2014, è curata dal figlio dell'artista, Manuel Bidermanas, assieme ad Armelle Canitrot, in occasione della proiezione del film “Aperçus d’une vie” (Scorci di vita), ed offre l’occasione di una vera e propria scoperta del grande fotografo! Un percorso di 120 istantanee, articolate in un percorso diviso in 6 sezioni: Il ritratto, Chagall, Sogni di Parigi, Sogni di Terra Promessa, Sogni di Londra e Sogni di circo.

    11-izis-bidermanas-fotoallestimento-mnafL'Allestimento della Mostra


    L’universo di Israëlis Bidermanas - conosciuto come IZIS, di origini russe ed ebraiche (come Chagall), arrivato a Parigi - si nutre di mille particolari negli anni '50, che lo circondavano ovunque: per la strada, in un circo, sulla Senna, giovani della resistenza....Artista poco conosciuto al grande pubblico, ma con un posto di diritto in tutte le storie della fotografia e presente nelle maggiori collezioni pubbliche e private internazionali.

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    Il suo amico Jacques Prévert diceva di lui:“La fotocamera di Izis è una scatola magica. Dalle sue mani fioriscono come per incanto esseri e cose che si aprono e si animano come quei fiori di carta giapponesi che, posti in un bicchier d’ acqua, diventano all’istante esseri o cose di un immediato passato. Più tardi, deposte fra le pagine di un libro, sembrano dormire nei loro letti di carta. Ma il lettore apre il libro e le ridesta alla vita quando vuole, e le riconosce anche se non le ha mai viste prima
    Artista poco consciuto ancora al grande pubblico, anche per il suo carattere anticonformista e poco appariscente - come conferma lo stesso figlio - fu selezionato nel 1951 per la mostra al MoMa Five French Photographers con Brassai, Cartier-Bresson, Doisneau e Ronis, è autore di molti libri, considerati modelli intramontabili di riferimento: è presente nelle maggiori collezioni pubbliche e private internazionali ed i suoi lavori sono raccolti in dieci diversi volumi!
    Dei suoi scatti diceva: “Si dice spesso che le mie fotografie non sono realiste. Non sono realiste, ma è la mia realtà”, ma rivelavano un immaginario capace di scovare la magia del quotidiano, l’atmosfera suggestiva che accompagnava la discesa di un uomo nei sotterranei metropolitani di Parigi,

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    Last Post by Anna e Vale il 17 Oct. 2013
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  2. Agli Uffizi il Gran Principe Ferdinando dei Medici, collezionista e mecenate

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    La Galleria degli Uffizi diventa sempre più' grande con ventiquattro nuove sale al piano nobile dell'ala di Ponente, per un totale di 1.400 metri quatrati di superficie espositiva in più, di cui sei sono destinate all’esposizione museale, una all’area sosta dei visitatori e 17 sono riservate alle mostre temporanee. Le nuove sei sale espositive sono interamente dedicate alla “Maniera moderna” ovvero la produzione artistica del Rinascimento maturo: sono ospitate qui le opere di artisti attivi a Roma nella prima metà del Cinquecento, seguite dai dipinti di Correggio, Parmigianino, Giorgione, Sebastiano del Piombo, Tiziano e, nell’ultima sala, pittori lombardi come Moroni, Lotto, Savoldo.

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    Massimiliano Soldani Benzi (Montevarchi 1656 – Galatrona 1740) Allegorie delle Stagioni: L’Inverno (Venere e Marte nella fucina di Vulcano) ante 1708 Terracotta Firenze, Palazzo Pitti, Museo degli Argenti


    E' anche l'occasione per celebrare il terzo centenario della morte di Ferdinando de’ Medici (1663) con la mostra dal titolo “Il Gran Principe Ferdinando de’ Medici (1663-1713) collezionista e mecenate”, visitabile sino al 3 novembre 2013. Ferdinando, figura di spicco alla fine del Seicento, si distinse per l’amore per la cultura nel senso più pieno del termine: i suoi interessi collezionistici e mecenatizi si svilupparono in parallelo, e ben presto, a quelli per il teatro, per la musica, per la scienza, divenendo così un vero e proprio faro nella Firenze del tempo. Le prime sezioni, una delle quali iconografica, dedicata all'immagine del principe, illustrano gli interessi giovanili per la musica e per il teatro e i luoghi di tale interesse.

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    Anton Domenico Gabbiani (Firenze 1652- 1726) Ritratto di musici del Gran Principe Ferdinando de’ Medici con servo moro 1687, Olio su tela Firenze, Galleria dell’Accademia, Dipartimento degli strumenti musicali (in deposito dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti)


    Una sezione e' poi dedicata alle nozze del principe con Violante Beatrice di Baviera, alle cerimonie fiorentine del tempo, ai lavori di adattamento della reggia di Pitti che subì un massiccio restauro documentato in mostra da disegni e altre memorie. Nelle sale successive, dedicate alla prima fase del collezionismo artistico di Ferdinando, sono presentati quei pittori graditi al giovane principe, soprattutto fiorentini. Due settori nei quali il principe si distinse con particolare incisività, ...

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    Last Post by Anna e Vale il 12 Sep. 2013
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  3. La primavera del Rinascimento a Firenze

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    Nella cornice di Palazzo Strozzi a Firenze e' allestita l'eccezionale mostra "La primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze, 1400-1460", aperta dal 23 marzo al 18 agosto prima di trasferirsi, a settembre, nel museo parigino. Si caratterizza per la ricchezza con le 140 opere esposte, oltre che per la novità della prospettiva con cui inquadra questo periodo dell'arte italiana. E ' frutto di una collaborazione tra il Palazzo Strozzi e il Louvre, avviata gia' da quattro anni per volontà del direttore del museo parigino Henri Loyrette. L'esposizione e' incentrata quasi interamente sulla scultura, arte che per prima si è fatta interprete della rivoluzione rinascimentale, restituendo a Firenze l’origine di un fenomeno artistico unico e irripetibile. I curatori della mostra Beatrice Paolozzi Strozzi e Marc Bormand hanno così commentato: “dei quattro artisti fondatori del rinascimento insieme al Brunelleschi tre sono scultori, Donatello, Lorenzo Ghiberti, Luca della Robbia. La scultura è, con l'architettura, l'espressione più conservata dell'arte classica e perciò non stupisce che sia stata la scultura a farsi interprete per prima della nuova civiltà. Ne consegue la scelta di focalizzare il suo ruolo di "avanguardia del Rinascimento" illustrandolo in dieci sezioni, attraverso opere di scultura e non solo”.
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    Donatello, San Ludovico da Tolosa, 1422-1425.

    A conferma del primato cronologico della scultura spiegano i curatori: "nel 1416, quando Donatello scolpisce il San Giorgio per Orsanmichele quasi come un manifesto tanto estetico quanto morale dell'età nuova e inventa nella predella (la magnifica e imprescindibile predella è stata prestata dal Museo del Bargello) lo "stiacciato" prospettico, Masaccio è un ragazzo di quindici anni e non ha ancora cominciato a dipingere". Sono presenti, così, i due capolavori, le formelle raffiguranti il sacrificio di Isacco realizzate da due giovanissimi Ghiberti e Brunelleschi per il concorso del 1401 che avrebbe assegnato al vincitore la porta nord del Battistero. Inizia da qui un vero e proprio viaggio nella bellezza, attraverso Donatello, Andrea del Castagno, Michelozzo, Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Paolo Uccello, Dello Delli, ritenuto uno degli artisti più misteriosi del Rinascimento, o Luca della Robbia con le sue commoventi Madonne.
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    Last Post by Anna e Vale il 3 April 2013
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  4. Da Rembrandt a Morandi agli Uffizi

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    San Girolamo nel paesaggio italiano, Rembrandt



    Separati quasi da tre secoli di distanza, Rembrandt e Giorgio Morandi si ritrovano affiancati agli Uffizi per la mostra invernale del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, ubicata nella settecentesca Sala della Niobe, “260 metri quadrati di maestosa neoclassica bellezza, pari alle corti di San Pietroburgo e Vienna” la definì Antonio Paolucci, quando era soprintendente al polo museale fiorentino. Dopo un anno dalla chiusura per lavori urgenti di consolidamento alle strutture voltate che sostengono il pavimento, che nel maggio 2011 si erano resi necessari dopo un improvviso avallamento del piano di calpestio, riapre uno degli spazi più belli pel Palazzo vanvitelliano degli Uffizi con l’esposizione: “Rembrandt visto da Morandi” curata da Marzia Faietti (direttrice dello stesso Gabinetto) con Giorgio Marini e aperta fino al 18 marzo 2013. I due artisti, olandese il primo e italiano il secondo, sono messi a confronto in quaranta incisioni, divise equamente tra i due maestri.

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    La Sala delle Niobe nel Palazzo degli Uffizi riaperta dopo il restauro


    Morandi, agli inizi della sua formazione autodidattica da incisore, si interessò a Rembrandt. Ma non cercò di copiare le opere del suo predecessore, piuttosto cercò di emulare la tecnica del tratto netto e non l'opulenza tecnica e descrittiva di Rembrandt. Morandi preferisce un’estrema rarefazione della natura, rinunciando a ogni complicata commissione di acquaforte, puntasecca e bulino per puntare quasi esclusivamente, dopo le sperimentazioni tecniche degli anni fra il 1921 e il 1923, sulle acqueforti.

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    Le tre croci di Rembrandt, 1653.


    Nella prima metà del XVII secolo furono gli artisti olandesi a sperimentare questa tecnica, spinti dalla ricerca per ottenere maggiori tonalità e trasmettere più sfumature alle loro stampe, quasi a voler rendere una sorta di eff...

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    Last Post by Anna e Vale il 7 Feb. 2013
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  5. Guy Bourdin al Museo Alinari di Firenze

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    Guy Bourdin, Pentax calendario, estate 1980


    Le opere di Guy Bourdin, grande fotografo, visionario dell'immaginazione, sono ospitate nella mostra "Guy Bourdin: a Message for you" al Museo Nazionale Alinari della fotografia di Firenze sino al 10 marzo 2013. Sono esposte ben 75 lavori, tra immagini di moda, collaborazioni con riviste internazionali o con marchi importanti come: Charles Jourdan, Pentax e Versace. Con un mentore come il celebre Man Ray- maestro di stile che fece della fotografia arte allo stato puro- e modelli a cui ispirarsi come il fotografo Edward Weston, o gli artisti René Magritte e Balthus, Bourdin ha saputo innovare in modo sostanziale l'immagine di moda, spinto dalla radicalità liberatoria del movimento surrealista.

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    Ha, infatti, rinnovato la capacità narrativa delle immagini nella loro composizione e uso dei colori. Bourdin ha trascorso gli anni della sua formazione nella Francia reazionaria del dopoguerra, culturalmente intrisa di taboo e censure. Influenzato dalla libertà di espressione tipica del movimento surrealista, e con un certo gusto per la provocazione e la stilizzazione, ha esplorato con grande passione il concetto di desiderio quale espressione autentica dell’essere, proponendo nelle sue fotografie: ricostruzioni sceniche ambigue, narrazioni suggestive e un’estetica dirompente.

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    Guy Bourdin, Charles Jourdan estate 1979


    La ricerca della bellezza, il tema della vita e della morte, e la sessualità, da lui considerati momenti chiave di ogni esistenza, sono aspetti che ricorrono spesso nei suoi lavori più noti. Anche se Guy Bourdin ha lavorato tutta la vita per Vogue, l...

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    Last Post by Anna e Vale il 5 Feb. 2013
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  6. Francis Bacon alla Strozzina di Firenze

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    Dal 5 ottobre 2012 al 27 gennaio 2013 alla Strozzina di Firenze e' ospitata la mostra “Francis Bacon e la condizione esistenziale nell'arte contemporanea”, dove sono esposti otto dipinti del maestro britannico, inclusi tre - incompiuti - ritrovati nel suo studio all'atto della morte e visibili per la prima volta in Italia. Tra questi anche quello che è considerato l'ultimo autoritratto realizzato dall'artista, ritrovato ancora posizionato sul cavalletto nello studio di Reece Mews a Londra, mentre l'artista moriva a Madrid. Francis Bacon dipingeva sempre sulla base di esperienze personali e intime. Vi è il pensiero dell'uomo come animale soggetto alla naturale incombenza del dolore e della paura, la cui anima si riflette in un corpo deformato e scomposto. Queste “deformazioni” hanno sempre attanagliato le figure di Francis Bacon, il dublinese "maledetto", trapiantato a Londra, pittore esistenzialista che nella “scarnificazione” dei volti ha trovato la sua sublime grandezza, e nella ricerca spasmodica e mai accomodante della torbida intimità delle persone ha codificato il suo virtuosismo pittorico.

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    Francis Bacon, Portait of Henrietta Moraes, 1969.


    Un sublime al negativo, che ha reso Francis Bacon famoso e affascinante. La sua produzione, iniziata tardi negli anni Quaranta, è terminata all'alba degli anni Novanta (1992). Omosessuale dalla personalità complessa al limite del “disturbo psichico”, con una “passione” artistica per la malattia e la mutilazione, come testimoniano alcune immagini di bambini deformi o mutilati ritrovate nel suo studio. Maestro pioniere della cosiddetta Nuova Figurazione inglese animata, se non esplosa, in seno ad un'interpretazione più esistenziale del surrealismo, con l'ambizione di indagare artisticamente la vera essenza dell'uomo contemporaneo, dilaniato dalla seconda guerra mondiale ma, soprattutto, assediato dal dopoguerra. La vita di Bacon è trascorsa tra tempeste sentimentali e rovelli interiori, sperimentazioni tecniche e grandiosità artistica. Ha avuto il coraggio, come in una magnifica ossessione, di spingere fino all'estremo i soggetti della sua pittura, e volerne raccontare un progressivo processo di caduta spirituale.

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    Last Post by Anna e Vale il 13 Jan. 2013
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  7. La Stanza delle meraviglie Medicee agli Uffizi

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    A Firenze sino al 3 febbraio 2013 alla Galleria degli Uffizi è ospitata la mostra “L'Alchimia e le Arti” che ci offre un viaggio nella passione alchimistica dei Signori di Firenze tra XVI e XVII secolo, attraverso oltre sessanta opere tra dipinti, sculture, incisioni, codici manoscritti, antichi rimedi farmaceutici e testi a stampa illustrati. L'idea nasce ai tempi del grande Cosimo I de' Medici, che fece fiorire i suoi interessi per l’alchimia e che stabilì la prima fonderia in Palazzo Vecchio.

    fig07Athanor in terra refrattaria ( frammento superiore) con alambicco
    Roma, Museo dell’Accademia Nazionale di Arte Sanitaria, inv. 3846°
    Foto Baggieri-Boccassini


    Ci rimane vivida testimonianza di ciò attraverso alcuni manoscritti, redatti da personaggi della sua corte.

    fig02Ritratto di Francesco I de' Medici


    Con suo figlio Francesco I il laboratorio fu trasferito nel Casino di San Marco, dove le varie maestranze - tra artisti, artigiani, distillatori e alchimisti - poterono sperimentare segreti farmaceutici, oltre alle prime ricette per la porcellana, per la fusione del cristallo di rocca, per la lavorazione del vetro, della maiolica e del porfido. In seguito, a partire dal 1586 e per circa duecento anni, l’officina di distillazione di medicinali ebbe sede agli Uffizi nei pressi dell’attuale stanza dove per decenni è stato esposto il Tondo Doni.

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    grottesca degli Uffizi rappresentante l'Alchimia, figura a sinistra


    Anche la decorazione a grottesca del corridoio di levante - eseguita da Antonio Tempesta e Alessandro Allori nel 1581 - prima ancora che vi si stabilisse il laboratorio, è dedicata interamente alla distillazione, una delle pratiche più importanti svolte all’interno della fonderia. Antonio Natali, direttore degli Uffizi, ha così commentato gli spazi del Palazzo: “Quando agli Uffizi s’entra nel giro di sale che vanno da Michelangelo a Tiziano, da Veronese ai lombardi del Cinquecento, nessuno pensa mai che in queste stanze medesime s’esercitava in a...

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    Last Post by Anna e Vale il 10 Jan. 2013
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  8. I crocifissi di Donatello, Brunelleschi e Michelangelo insieme per la prima volta

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    In occasione della II edizione di Florens Biennale internazionale dei beni culturali e ambientali, promossa dall'omonima fondazione, in programma a Firenze da venerdì 2 a domenica 11 novembre, sono esposti nel Battistero di San Giovanni tre capolavori dell'arte italiana: i crocifissi lignei di Donatello, Filippo Brunelleschi e del giovane Michelangelo, provenienti dalle basiliche fiorentine di Santa Croce, Santa Maria Novella e Santo Spirito. In piazza Duomo e piazza Santa Croce ci sono due installazioni, che caratterizzano l'immagine di questa edizione. Un colpo d'occhio unico: oltre settanta ulivi secolari, disposti a scacchiera, in armonia con le linee del Battistero e della Piazza. E' un orto del Getsemani ricostruito intorno al Battistero,

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    nel cui interno c'è non una semplice esposizione, ma una vera e propria ostensione dei tre crocifissi, uno accanto all'altro per la prima volta, magnifici esempi di scultura lignea del quattrocento, opera dei più importanti geni dell'arte rinascimentale italiana, sotto l'enorme mosaico duecentesco di San Giovanni, che rappresenta il Cristo risuscitato.

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    I tre capolavori si muovono sulle corde del cuore (Michelangelo), della mente (Brunelleschi), e della mano (Donatello). ''La croce è un segno religioso ma anche culturale, che dal IV secolo ad oggi si offre come simbolo di solidarietà umana, di libertà interiore, di sacrificio a favore di altri'' ha ricordato mons.Verdon. L'inaugurazione dell'ostensione dei tre crocifissi è avvenuta alla presenza dell'arcivescovo di Firenze Betori ed apre una serie di eventi - organizzati nel capoluogo toscano - per l'anno della fede.

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    La croce è un'icona che l'edizione di Florens ha scelto come propria immagine, declinandola dal rinascimento alla contemporaneità, presente in piazza Santa Croce con Mimmo Paladino, attraverso la sua opera ricca di suggestioni visive e concettuali. Si tratta di una gigantesca croce, realizzata disponendo enormi blocchi di marmo, davanti alla magnifica basilica francescana. La croce di Paladino entra in dialogo-contrasto con la facciata di Santa Croce ed è percepibile nella sua interezza dal sagrato e dalle finestre dei palazzi. Il programma di Florens 2012 prevede oltre quaranta tra tavole rotonde e convegni, 7 lectio magistralis e mostre. Il pae...

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    Last Post by Anna e Vale il 3 Nov. 2012
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  9. Gli anni '30 a Palazzo Strozzi

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    1_17-Donghi-Donna-al-caffe-Ca-Pesaro_120709112121_120827030038 Palazzo Strozzi a Firenze è protagonista l'arte italiana degli anni trenta, un periodo in cui si osserva un'estrema vivacità artistica e propositiva. "Anni '30 - Arti in Italia oltre il fascismo". Sono gli anni in cui nasce la radio, si afferma il design, e l'idea di uomo moderno, dinamico. Nella politica delle arti il regime si mostrò liberale, lasciando spazio a diversi linguaggi sino al 1938, anno di emanazione delle leggi razziali, con evidenti riflessi sull'“arte di avanguardia” considerata “bolscevizzante e giudaica”. La mostra, attraverso l'esposizione di 96 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design, si articola in sette sezioni. Si inizia con le scuole dell'arte e i centri dominanti individuati dalla critica: Milano con i capolavori "novecentisti" di Sironi, Martini, Carrà, Funi, Adolfo Wildt; Roma, con Donghi e Mafai; Torino, con Casorati; Trieste, con artisti sorprendenti come Nathan, Bolaffio; e, infine, Firenze, con Soffici, Rosai, Lega e Viani. Poi vi è la sezione dedicata a “i giovani e gli irrealisti”, cioè astrattisti, che mostrano grande libertà di linguaggio. Ci sono i figurativi, ma apertamente antinovecentisti come Sassu, Birolli, il primo Fontana, i "romani" Gentilini, Cagli, Guttuso e Pirandello, e con loro la Scuola di via Cavour (di grande bellezza lo Scipione in mostra); e poi gli altri astrattisti, come Prampolini, Radice e Licini, patrocinati dalla galleria milanese Il Milione. Si passa al tema del viaggio con il gusto europeo degli artisti, che avevano Berlino e Parigi come punto di riferimento, sino ad arrivare alla sezione dell'arte pubblica con i bozzetti e i disegni preparatori delle costruzioni monumentali. Sui valori dell’arte pubblica si fanno interpreti in mostra Sironi e Lucio Fontana con il suo straordinario “Fiocinatore” in gesso colorato realizzato per il mercato del pesce di Milano. Il tema dell'arte pubblica è molto dibattuto. Il design dimostra la prova di modernizzazione compiuta dall'Italia degli anni '30, con la nuova estetica rigorosa ed essenziale e i nuovi materiali, funzionali alla riproduzione degli arredi in grande scala, qui messi a confronto con gli oggetti preziosi di Gio Ponti e di Fontana. Non manca una sezione dedicata al contrasto tra avanguardie e tradizione, dopo l'etichetta di “arte degenerata” data alla prima corrente dai nazisti saliti al potere. Vi è, infine, anche una carrellata di immagini di interni tratte da fotografie e film d'epoca e un'ultima incentrata su Firenze, incrocio di pittura, poesia, musica....

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    Last Post by Anna e Vale il 30 Oct. 2012
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