Alla GNAM ha aperto i battenti la mostra: "
Il tempo della modernità. Pittura Ungherese tra il 1905 e il 1925", che resterà aperta fino al 15 settembre. Curata da Mariann Gergerly con la collaborazione di György Szücs. L’esposizione è realizzata dalla Galleria Nazionale Ungherese di Budapest (Magyar Nemzeti Galéria)
e dove protagonista è l’arte ungherese del tumultuoso periodo storico del primo quarto del Novecento, nel suo incontro con la modernità: dal neoimpressionismo alle avanguardie, passando per il cosiddetto Fauvismo ungherese, fino al "ritorno alla normalità". Oltre 170 opere tra: quadri, fotografie, opere su carta, sculture e documenti; pezzi questi che si rincorrono tra la Modernità e tradizione, tra coloro che inseguono le avanguardie ed quelli invece ancorati al folklore, fino a toccare suggestioni straniere per poi tornare alle atmosfere locali! E proprio questi momenti opposti danno vita alle sei sezioni espositive, ognuna dedicata ad un momento saliente di quella che può essere definita una sortad di Modernismo o ”epoca d’oro” dell’arte ungherese.
La prima sezione si apre con gli anni in cui rientra da Parigi il “Nabis ungherese”: József Rippl-Rónai. Quegli stessi in cui si cominciano a diffondersi le canzoni popolari raccolte da Béla Bartók e quelli stessi in cui vengono pubblicate nuove riviste di arte e letteratura. In quel tempo irrompono sulla scena artistica i pittori che a Parigi avevano seguito gli insegnamenti di Matisse e che - a contatto con l’esperienza della pittura
en plein air promossa nella colonia di pittori di Nagybánya (oggi Baia Mare, Romania) che si opponevano alla pittura storica accademica: le loro composizioni si basavano sui principi delle leggi della forma propri delle opere d'arte, alla ricerca dell'equilibrio compositivo - dando vita al “Gruppo degli Otto”.
Nagybanya
All’esuberanza cromatica degli “Otto” (rappresentato soprattutto da E. Filla, B. Kubišta, A. Procházka e V. Beneš) si affianca il rigore intellettuale del costruttivismo ungherese, che si sviluppa al di...
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