1. Basilico al MAXXI

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    Con più di 70 fotografie provenienti dal proprio archivio, il MAXXI rende omaggio al grande maestro dell'obiettivo Gabriele Basilico, che attraverso le sue fotografie ha offerto suggestioni, riflessioni e sue visioni proprie!
    Una personale da intendere non come retrospettiva, ma più come un omaggio al maestro, scomparso nove mesi fa e aperta fino al 30 marzo.

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    Il Cantiere del MAXXI, 2009


    Peculiarità sua propria è la Fotografia esclusivamente in bianco/nero, dove i suoi campi d'azione privilegiati sono il paesaggio industriale e le aree urbane. I suoi studi di architettura lo avvicinano all'ambiente dell'editoria di settore per cui realizza, su commissione, un ampia serie di lavori.

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    Roma, Via Jenner, 2010


    Lui stesso, in un'intervista del 2012 durante la Biennale di Architettura afferma: "Per tanti anni ho avuto l'alibi che non sapevo bene se avrei fatto un giorno l'architetto o il fotografo". E forse proprio in questa frase potremmo avere la chiave di lettura per capire il suo lavoro.

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    Roma, Scala del Palazzo Balilla, 2010


    Il suo primo lavoro risale al 1982, quando realizza un ampio reportage sulle aree industriali milanesi intitolato: "Ritratti di fabbriche" (Sugarco). A proposito di questo lavoro, Basilico ha dichiarato in seguito: "Ho sempre pensato che i miei "ritratti di fabbriche" nascessero dal bisogno di trovare un equilibrio tra un mandato sociale - che nessuno mi aveva dato, ma che era la conseguenza dell'ammirazione che io provavo per il lavoro dei grandi fotografi del passato - e la voglia di sperimentare un linguaggio nuovo, in grande libertà e senza condizionamenti ideologici". Questo primo lavoro gli dà una notorietà immediata e nel giro di due anni si trova ad essere invitato, insieme al gotha della fotografia internazionale, alla Mission de la DATAR. Lavora a più riprese a questo progetto tra il 1984 il 1985 e il suo contributo a la Mission è esposto nella grande collettiva a Parigi nel Palais de Tokyo (1985). Seguono anni di intenso l...

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    Last Post by Anna e Vale il 2 Mar. 2014
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  2. "Bord de mer" di Gabriele Basilico a Villa Pignatelli a Napoli

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    A Napoli nella cornice di Villa Pignatelli dal 27 ottobre al 6 gennaio 2013 è allestita la mostra di Gabriele Basilico “Bord de mer”, a cura di Achille Bonito Oliva, con il progetto scientifico e il coordinamento di Umberto Zanetti, grazie alla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli e gli Incontri Internazionali d’Arte. Achille Bonito Oliva definisce “sguardo speciale” quello di Basilico, uno dei maestri della fotografia italiana ed internazionale. Sono presenti i 27 scatti di grande formato, già proposti nel mondo e dedicati al viaggio che il governo francese commissionò al fotografo milanese nel 1984-85 per “Mission Photographique de la D.A.T.A.R.”. In quasi 40 anni di carriera il grande fotografo ha puntato il suo obiettivo sulla forma e sull'identità delle aree urbane, sullo sviluppo delle metropoli, sui mutamenti in atto nel paesaggio postindustriale contemporaneo, fotografando più di sessanta città del mondo. Una per tutte, la serie di bellissime immagini del 1991 dedicate a Beirut. Un intenso sguardo sulla città bombardata e ferita all'indomani della lunga e sanguinosa guerra civile (1975-1990).

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    Basilico, nato nel 1944 a Milano, è architetto di formazione, ma dagli anni ʼ70 si è dedicato completamente allʼattività di fotografo, concentrando così il suo sguardo sul paesaggio urbano. È considerato uno dei maestri della fotografia contemporanea e insignito di molti premi; e le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private italiane e internazionali.

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    Basilico ripropone a Napoli “Bord de mer”, commentando come sia stato “un viaggio lineare che dalla Francia del Nord, al confine con il Belgio, mi ha condotto prima verso Ovest e poi verso Sud, attraversando tre regioni, sino a toccare il confine tra la Normandia e la Bretagna. (…) L'esperienza è stata cambiare il rapporto di sensibilità con il paesaggio. Ho capito cos'era il concetto di lontano, cos'era la pittura fiamminga, cos'era l'infinito. Abituato fin troppo a fare della fotografia quel che Bresson, miticamente, descriveva come l'istante decisivo, sono riuscito invece, con una camera grande e con la tecnica di utilizzo del cavalletto, a stabilire una nuova lentezza e una ...

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    Last Post by Anna e Vale il 14 Dec. 2012
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