1. L'Energia del Lavoro in mostra a Milano

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    By Anna e Vale il 2 Nov. 2014
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    Dopo il successo dello scorso anno, la Fondazione Aem – Gruppo A2A dopo la fusione con l'utility bresciana Asm - traendo la storia dai propri archivi - regala una uova emozione alla città con ricordi collettivi, aneddoti e ritratti. Rimarrà aperta alla Casa dell’Energia e dell’Ambiente, fino al 30 gennaio 2015, la mostra fotografica “L’Energia del Lavoro. Uomini e donne in Aem tra Milano e la Valtellina”, che intende rappresentare un secolo di imprese, progresso, passione professionale tra Milano e la Valtellina negli stabilimenti, nei cantieri e negli uffici dove si produce, si orienta, si trasmette, si misura la luce. Non è solo un reportage aziendale, ma scatti di grandi maestri della fotografia italiana: come Antonio Paoletti, Francesco Radino, Gianni Berengo Gardin.

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    Antonio Paoletti, Automezzi Aem in piazza Duomo per la manutenzione dei lampioni, 20 maggio 1938[/size]


    Tra la terra e il cielo, arrampicati sui tralicci in costruzione, sospesi a un filo tra le nuvole, gli uomini di Aem hanno partecipato alla costruzione di una nazione in "un’epoca epica – dichiara Alberto Martinelli, Presidente della Fondazione Aem -, nella quale una pluralità impressionante di lavoratori ha contribuito con sacrificio e dedizione alla crescita e all’industrializzazione del nostro territorio; dove è anche opportuno scorgere in controluce il doloroso prezzo del progresso richiesto dalle grandi opere elettriche, sia tra le montagne valtellinesi sia nel capoluogo milanese, in termini di vite umane e sofferenza”.

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    La mostra è suddivisa in quattro sezioni:
    - Un’impresa di uomini, che ospita una selezione di fotografie inedite che documentano il lavoro di operai, minatori, impiegati, elettricisti, tecnici, ingegneri, da Milano all’Alta Valtellina, a partire dalla fondazione della municipalizzata fino alla trasformazione in azienda energetica.

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    Last Post by Anna e Vale il 2 Nov. 2014
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  2. La Divina Marchesa a Venezia

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    Mario Natale Biazzi, Luisa Casati, 1930. Collezione Paolo Schmidlinz.

    Venezia rievoca il mito della donna che aveva l’ambizione di essere un’opera d’arte vivente. Il Museo Fortuny ospita sino all'8 marzo 2015 una grande mostra: “La Divina Marchesa. Arte e vita di Luisa Casati dalla Belle Époque agli anni folli” , ideata da Daniela Ferretti, a cura di Fabio Benzi e Gioia Mori. Il titolo della mostra richiama l’aggettivo che le dette Gabriele D’Annunzio, uno dei suoi celebri amanti, che le attribuiva così una ideale discendenza dal “divino” De Sade. La marchesa fu l'amato soggetto dei più grandi artisti del suo tempo, da Boldini a Bakst, da Marinetti a Balla, da Man Ray ad Alberto Martini, da Van Dongen a Romain e Brooks, che le dedicarono dipinti e ritratti. Nessuna come Luisa Casati Stampa incarnò il mito della donna ai tempi della Belle Époque Veneziana. Eccentrica, trasgressiva, trucco esagerato e stile inimitabile, visse sopra le righe, trasformando se stessa in opera d’arte. Ricchissima, divenne la conturbante e sorprendente rappresentazione di modernità e avanguardia.

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    Anne-Karin Furunes, Crystal Images/Marchesa Casati, 1912, 2014.

    Filippo Tommaso Marinetti scrisse alla divina marchese in un ritratto donatole: “Alla grande futurista marchesa Casati, ai suoi occhi lenti di giaguaro che digerisce al sole la gabbia d’acciaio divorata”. A lei, una delle celebrità europee più famose del modernismo, importanti artisti dell’epoca dedicarono le loro creazioni. Questa femme fatale ha viaggiato tra Venezia, Roma, Capri e Parigi, collezionando palazzi in ogni luogo, allestendo feste memorabili e circondandosi di animali esotici: corvi albini, ghepardi ingioiellati e boa constrictor.

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    Alberto Martini, La marchesa Casati in Euterpe,1931.

    Per dieci anni il palcoscenico dei suoi eventi fu Palazzo Venier de’ Leoni a Venezia, acquistato più tardi da Peggy Guggenheim, anche lei musa e sostenitrice degli artisti d’avanguardia. Palazzo Fortuny rievoca la figura della marchesa Casati grazie a un centinaio di opere, tra dipinti, disegni, gioielli, sculture, fotografie e abiti, provenienti da collezioni private e da musei internazionali. Una straordinaria collezione di opere d'arte e ritratti che le furono dedicati o che lei stessa commissionò. In esposizione opere di pregio come la testa di ceramica policroma opera di Renato Bertelli, La Marchesa Casati di Romaine Brooks e la scultura di Paolo Troubetzkoy Ritratto della marchesa Casati con un levriero. A que...

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    Last Post by Anna e Vale il 30 Oct. 2014
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  3. Corcos e La Belle Epoque a Padova

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    La poesia femminile e l'avanguardia della nuova donna dei primi del novecento approdano nel Palazzo Zabarella a Padova con la mostra dedicata a "CORCOS - I sogni della Belle Époque" fino al 14 dicembre!

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    Vittorio Corcos, Sogni, 1896, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma


    L’antologica più completa mai dedicata al pittore livornese presenta oltre 100 dipinti: dai suoi più noti capolavori a cui sono affiancate numerose opere inedite. L’esposizione, curata da Ilaria Taddei, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, mostra Matteo Vittorio Corcos - uno dei pittori più raffinati a cavallo di Otto e Novecento. Dalla Toscana alla Francia, ha ritratto le dame dell’alta borghesia, ha donato un tocco di eleganza ad ogni donna che ha ritratto. Raggiunse già una notevole fama per la sua capacità, non solo di dare un realismo dettagliato estetico, ma di insistere sull’importanza della cultura nel mondo femminile: molte delle donne che si vedono in mostra hanno in mano un libro, elemento fortemente simbolico (al di là del messaggio pedagogico, nella pittura spesso il libro indica la fecondità, la lungimiranza, la riflessione). Ugo Ojetti, nel 1933, ebbe modo di scrivere: «Chi non conosce la pittura di Vittorio Corcos? Attenta, levigata, meticolosa, ottimistica: donne e uomini come desiderano d’essere, non come sono». E e Cipriano Efisio Oppo, nel 1948, dice di lui: “Una pittura chiara, dolce, liscia, ben finita: la seta, seta, la paglia, paglia, il legno, legno, e le scarpine lucide di copale, lucide come le so fare soltanto io, diceva Corcos”.
    I visitatori saranno accolti dall’unico Autoritratto realizzato nel 1913 per la serie dei ritratti di artisti della Galleria degli Uffizi di Firenze, a fianco del Ritratto della moglie, conservato al Museo Giovanni Fattori di Livorno.

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    Vittorio Corcos, Jole Biaggini Moschini, 1904


    In particolare però, il percorso ruota attorno al grande capolavoro "Sogni", proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Si tratta del ritratto, davvero particolare per l’epoca, di una ragazza moderna: Elena Vecchi. Grazie alla forza del gesto e dello sguardo, come alla suggestiva ambientazione, è diventato l’immagine più emblematica della cosiddetta Belle Époque di cui ben rappresenta l’atmosfe...

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    Last Post by Anna e Vale il 18 Oct. 2014
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  4. Hans Memling, il poeta della dolcezza nelle Fiandre dei ricchi mercanti

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    Hans Memling, Madonna col Bambino con Angeli, 1485/1490, Washington, National Gallery of Art, A. Melton Collection.

    Dall'11 ottobre al 18 gennaio 2015 la splendida cornice delle scuderie del Quirinale a Roma ospita la mostra, a cura di Till Holger Borchert, “Memling, rinascimento fiammingo”, la prima in Italia dedicata al grande artista, che ha influenzato altri maestri italiani, da Raffaello a Leonardo, da Lorenzo Lotto al Ghirlandaio. Hans Memling appartiene alla seconda generazione dei maestri fiamminghi, e rappresenta il punto di piena maturazione della scuola di Bruges. L'esposizione cade a vent’anni dalla grande rassegna storica presentata a Bruges nel quinto centenario della morte e raccoglie moltissime opere provenienti da collezioni delicate e inamovibili di mezzo mondo, fra cui quella del Louvre, la Royal Collection di Londra, la Grace Frick, la National Gallery di Washington.

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    Hans Memling, Uomo con moneta romana, 1475 circa, Anversa.


    Purtroppo manca, invece, il celeberrimo trittico di Danzica, annunciato in mostra ma, alla fine di una lunga trattativa, trattenuto dal governo polacco che ha scelto di non prestarlo. Ill maestro, dotato di una tecnica perfetta e di un costante sentimento di delicatezza e di misura, è inserito nella vivace vita mercantile di Bruges. Memling non è un grande sperimentatore: la sua produzione non conosce particolari variazioni dalla giovinezza alla maturità, e si propone come modello esemplare della pittura fiamminga del pieno '400.

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    Hans Memling, Madonna col Bambino, 1485, Lisbona, Museo Nazionale di Arte Antica.

    Memling nasce in Germania, si forma a Colonia, dove ammira le delicate opere di Lochner. In seguito passa a Bruxelles, dove diventa il più fidato collaboratore di Van der Weyden. Alla morte del maestro (1464), Memling si stabilisce a Bruges, dove trascorrerà trent'anni di intensa attività. Non risulta che abbia viaggiato, ma ha tenuto intensi contatti con committenti fiorentini, agenti del Banco mediceo di Bruges: per i Tani ha dipinto il suo primo grande capolavoro, il giudizio universale finito a Danzica, mentre per i Portinari ha eseguito un trittico e var...

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    Last Post by Anna e Vale il 14 Oct. 2014
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  5. La montagna di Segantini al Palazzo reale di Milano

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    Il Palazzo Reale di Milano ospita sino al 18 febbraio 2015 la mostra "Segantini" su Giovanni Segantini (1858-1899), uno dei più grandi pittori europei di fine Ottocento. Sono presenti oltre 120 opere del grande artista, facendone così la rassegna più completa mai realizzata in Italia. Segantini è stato un artista di grande notorietà in vita, ma poi dimenticato e riscoperto dalla critica italiana e internazionale in varie fasi del Novecento. L'esposizione, curata da Annie-Paule Quinsac, autrice del catalogo e maggior esperta di Segantini, e da Diana Segantini, pronipote dell'artista, raccoglie opere provenienti da numerose e importanti istituzioni museali europee e statunitensi, a cominciare dal Museo Segantini di St. Moritz, che si fa testimone, attraverso il cammino artistico, della stessa vita del maestro: dall’infanzia trascorsa nella vivace metropoli post-unitaria al trasferimento sulle Alpi svizzere, uno degli ultimi, incontaminati, paradisi naturalistici. Il pittore si era diviso tra Italia, Austria e Svizzera. Nato in provincia di Trento, quando ancora sotto il dominio asburgico, Segantini arriva a Milano nel 1865 a sette anni, poverissimo e orfano, e lascia la città dopo 17 anni per trasferirsi prima in Brianza e poi in Svizzera, a Savognino e quindi in Engadina, dove morirà di peritonite a soli 41 anni nel 1899. Per quanto abbia sempre considerato l’Italia la sua patria, tuttavia dopo aver perso la cittadinanza austriaca non riuscirà ad ottenere per problemi burocratici quella italiana, diventando una sorta di apolide con tutte le conseguenti difficoltà per una libera circolazione all’estero. Il percorso espositivo si suddivide in otto sezioni, ciascuna delle quali dedicata a un aspetto dell'arte del pittore e rappresentata da alcuni dei maggiori capolavori, alcuni dei quali mai esposti in Italia o esposti oltre un secolo fa. Segantini ha avuto a Milano una vera e propria patria dello spirito, una città di riferimento per tutta la sua breve vita. Anche a seguito del trasferimento nei Grigioni, infatti, Milano continua a restare il fulcro della parabola segantiniana e piazza favorita per l’esposizione delle sue opere. Il suo avventuroso pellegrinaggio dai colli della Brianza alle creste granitiche dell’Engadina narra la storia straordinaria della creatività culturale che si sviluppò nelle valli tra l’Italia e la Svizzera all’inizio del secolo scorso. La mostra si presenta come una straordinaria celebrazione della “milanesità” dell’artista: un’intera sezione è dedicata proprio agli esordi milanesi del pittore, che con il suo ingresso all’Accademia di Brera diede il via a un promettente e fecondo percorso artistico. Pittoreschi scorci dei Navigli rievocano lo splendore della Milano di fine Ottocento, in opere come Il naviglio so...

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    Last Post by mariablanca il 17 Jan. 2016
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  6. Chagall al Palazzo reale di Milano
    La più grande retrospettiva dedicata al maestro russo in Italia

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    La passeggiata,
1917‐1918, olio su tela. Museo statale russo, San Pietroburgo

    Dal 17 settembre 2014 al 1 febbraio 2015 nella prestigiosa sede espositiva del Palazzo Reale di Milano è ospitata la mostra-evento "Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985", la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia al maestro russo. Marc Chagall. L'esposizione, curata da Claudia Zevi con la collaborazione di Meret Meyer, raccoglie ben 220 opere – prevalentemente dipinti, a partire dal 1908, data in cui Chagall realizzò il suo primo quadro, Le petit salon, fino alle ultime, monumentali opere degli anni ‘80 . Viene così ripercorso tutto il percorso artistico di Marc Chagall, accostando, spesso per la prima volta, opere ancora nelle collezioni degli eredi, e talvolta inedite, a capolavori provenienti dai maggiori musei del mondo, quali il MoMa, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Washington, il Museo Nazionale Russo di S. Pietroburgo, il Centre Pompidou, oltre a 50 collezioni pubbliche e private che hanno collaborato.
    Sono presenti opere come Il compleanno del 1915, opera che raramente lascia il MoMa di New York, o La passeggiata del 1917-18, ove Chagall tiene Bella sospesa in aria, come un aquilone, sullo sfondo di un paesaggio che ricorda la città natale di Vitebsk. Il motivo del volo, oltre che una felice intuizione compositiva, trova una spiegazione a livello metaforico: i due sposi, forse soffrendo dell'angusta dimensione terrestre, vogliono trascendere questi vincoli; Bella, come un aquilone innamorato, sorvola i tetti della città. Il dipinto è pieno di metafore ed evocazioni fiabesche non sempre facilmente decifrabili. La storia d'amore fra Chagall e l'amatissima moglie Bella ispira quadri pieni di trascinante gioia. Marc Chagall, per certe sue caratteristiche, potrebbe sembrare vicino al surrealismo che, sotto qualche punto di vista, anticipa. Egli, anzi, narra che Apollinaire, recatosi a trovarlo nel suo studio, poco prima della guerra 1914-1918, osservando le sue opere, "pronunciò per la prima volta la parola magica: surnaturel", "soprannaturale", da cui nascerà il termine "surreale" adottato da Breton in omaggio allo stesso Apollinaire.
    La mostra si articola in sezioni che rispecchiano la cronologia dell'esperienza di Chagall nella pittura: dal periodo in Russia con i primi dipinti realizzati a Vitebsk e a San Pietroburgo al passaggio in Francia a Parigi con il contatto con il cubismo, il fauvismo e il simbolismo...

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    Last Post by Anna e Vale il 7 Oct. 2014
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  7. Un tocco di Mille e una Notte a Roma con Zecchin e Cambellotti

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    By Anna e Vale il 18 Jan. 2014
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    Il Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti decorative presenta una suggestiva esposizione imperniata sulle opere dei due artisti del '900 ispirate alle Mille e una notte fino al 30 marzo 2013. Alcuni pezzi sono di particolare fascino: Dell’eccellente maestro vetraio Vittorio Zecchin (Murano, 1878 - 1947) - esposti sei pannelli (parte della serie di dodici realizzata nel 1914) di proprietà del Museo della Ca' Pesaro di Venezia, oltre ad alcuni vasi di ispirazione orientale, eseguiti per la celebre ditta muranese Venini; di Duilio Cambellotti (Roma, 1878 - 1960) si ammira la serie originale delle 20 tavole illustrative del libro, conservata presso l'Archivio Cambellotti di Roma.

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    Un dipinto da Le Mille e una Notte


    La rassegna, curata da Mariastella Margozzi, Matteo Piccolo e Floria Parisi : «Vittorio Zecchin, Duilio Cambellotti e Le Mille e una notte » è incentrata proprio sulla celebre raccolta di fiabe, che vine eusato come trait d'union tra i due artisti! Zecchin - pittore, decoratore, mosaicista, ricamatore, maestro vetraio, inventore di mobili, tessitore di arazzi - nel 1914, viene incaricato di decorare la sala da pranzo dell'Hotel Terminus a Venezia, e realizzerà dodici pannelli su tela, che hanno come soggetto proprio alcune delle storie orientali raccontate nella raccolta.

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    "Verso la Luce", pannello dipinto da Zecchin


    Di quella pubblicata dai Fratelli Treves a Milano in quello stesso anno, usciti nella collana Biblioteca dei ragazzi l'artista romano Duilio Cambellotti (1876-1960) ne curò le illustrazioni con venti tavole dipinte a tempera.

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    Una delle tavole di Cambellotti


    Da questa ideale «comunanza», forse al tempo ignota agli stessi protagonisti, nasce questa esibizione, che racconta con felice sintesi il gusto artistico assai in voga al tempo: tra liberty italiano, simbolismi, preziosi virtuosismi d'ascendenza klimtiana e, appunto, fantastiche notti d'Oriente.
    Di Cambellotti saranno visibili in mostra la serie originale delle venti tavole per l'illustrazione del libro. A comple...

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    Last Post by Anna e Vale il 18 Jan. 2014
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  8. Gemme di Impressionismo all'Ara Pacis

    Un assaggio d'impressionismo sosta all'Ara Pacis di Roma. Le gemme della National Gallery of Art di Washington toccano per la prima volta il territorio italico nell'unica tappa europea della mostra e vi rimarranno solo fino al 23 febbraio!

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    68 gemme dell'arte - tra Sisley, Renoir, Monet, Manet, Cézanne, Bonnard e Van Gogh, Degas, Boudin, Pissarro, Bonnard, Toulose-Lautrec insieme a tanti altri grandi Artisti - suddivise in cinque sezioni(la pittura "en plen air", le nature morte, ritratti ed autioritratti, Donne amiche e modelle e l’eredità dell’Impressionismo) rendono sia il senso artistico delle opere, che strizzano l'occhio all'essenza del mecenatismo americano.

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    Auguste Renoir. Cogliendo fiori, 1875, olio su tela. Collezione Ailsa Mellon Bruce


    Infatti la Galleria americana nasce nel 1941, grazie alla passione di Andrew W. Mellon, che avviò quella che sarebbe poi diventata una delle collezioni d’arte più importante al mondo. Il mecenate americano infatti scrisse nel 1937 all'allora presidente Roosevelt per offrire la sua straordinaria collezione d’arte allo stato americano e, dopo soli quattro giorni, Roosevelt rispose dichiarandosi felice per l'eccezionale proposta. L'anno successivo iniziarono i lavori che furono completati nel 1941.

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    Andrew Mellon


    La voglia di abbracciare il meglio dell’arte europea dal medioevo al XVIII secolo era alla base dell'acquisizione delle opere d'arte avviate da Mallon, la cui morte avviene nel 1937 stesso e a proseguire la raccolta ed i lavori furono i figli, Paul ed Ailsa, i quali coltivarono la stessa passione del padre, arricchendo quella che a noi oggi è nota come Collezione Mellon ed è conservata, a seguito di una donazione, presso la National Gallery of Art di Washington. Altre collezioni private andarono ad arricchire il nucleo iniziale e dietro a tutte le collezioni vi è radicato il gusto del collezionista nel godere dell'opera comprata per essere ammirata in casa e la voglia di condivisione che spinge a donare l'Arte alla Galleria Nazionale di Washington!

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    Last Post by Anna e Vale il 16 Jan. 2014
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  9. Antonello da Messina in scena al Mart

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    Antonello da Messina, Annunziata, 1476. Palazzo Abatellis, Palermo.


    Dal 5 ottobre 2013 al 12 gennaio 2014 al Mart di Rovereto e' allestita la mostra “Antonello da Messina”, che ha il merito di ricostruire l’ampia scena storica e geografica dalla quale emerge l’eccezionale individualità del pittore siciliano. Antonello, infatti, ha compiuto un percorso pittorico ed esistenziale esemplare, che lo conduce dal dialogo con i grandi maestri fiamminghi e provenzali al contatto con Piero della Francesca, fino a esercitare un influsso determinante nello sviluppo della scuola veneziana. La mostra, a cura di Ferdinando Bologna e Federico De Melis, si propone di stabilire riferimenti figurativi rigorosi tramite ampi confronti che coinvolgono altri protagonisti della scena artistica del momento, da Colantonio a Van Eyck, fino a comprimari meno conosciuti, ma insigni come Antonio da Fabriano e il Maestro di San Giovanni da Capestrano, identificato con Giovanni di Bartolomeo dall’Aquila attivo a Napoli dal 1449.

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    Jan van Eyck, Ritratto d'uomo con il cappello blu- Uomo con l'anello. Art Galleries Muzeul National Brukenthal, Sibiu


    Il percorso espositivo parte, così, dalla formazione di Antonello, avvenuta nella Napoli di Alfonso d’Aragona tra esperienze provenzali-borgognone e fiamminghe, e si sviluppa con l’acquisizione progressiva della sintassi ‘italiana’, e l’aprirsi a una dimensione mediterranea europea, fino all’esito veneziano e post-veneziano che indica l’inizio di una nuova civiltà figurativa.La mostra riesamina anche il dibattito relativo al rapporto di Antonello con la Milano sforzesca, quasi in parallelo con le nuove ricerche di tipo spaziale lì condotte dal giovane Bramante, come indicano, tra le opere in mostra, il “Cristo alla colonna” e il disegno “Gruppo di donne su una piazza, con alti casamenti” entrambe provenienti dal Louvre.

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    Antonello da Messina, Cristo alla colonna, 1476. Louvre, Parigi.

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    Last Post by Anna e Vale il 28 Oct. 2013
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  10. Augusto al Quirinale

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    Nel bimillenario della morte del primo imperatore romano, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma), con Roma Capitale (Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali) ed il Ministère de la Culture et de la Communication sono stati promotrici della eccezionale mostra "Augusto", organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo e Musei Capitolini in collaborazione con Musée du Louvre, Réunion des Musées Nationaux - Grand Palais e con la partecipazione di Electa.
    Ospitata fino al 9 febbraio alle Scuderie del Quirinale è curata da Eugenio La Rocca, Claudio Parisi Presicce, Annalisa Lo Monaco, Cécile Giroire, Daniel Roger.

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    Aperta alla presenza del Capo dello Stato, la mostra presenta le tappe della vita di Augusto - Figlio adottivo e pronipote di Cesare - fino alla nascita di una nuova epoca storica: l'Impero Romano. Augusto fu un personaggio dotato di un eccezionale carisma e intuito politico. Riuscì laddove aveva fallito persino Cesare: ponendo fine ai sanguinosi decenni di lotte interne, che avevano consumato la Repubblica romana; fino a creare un Impero. Il suo principato, durato oltre quaranta anni, fu il più lungo che la storia di Roma avrebbe mai ricordato e il più amplio, visto che l'Impero raggiunse la sua massima espansione a tutto il bacino del Mediterraneo, dalla Spagna alla Turchia, al Maghreb, alla Grecia, alla Germania.
    Inizia allora un'epoca di pace, con il naturale susseguirsi di prosperità ed abbondanza. E' lì che divennero abituali i concetti di: pax, pietas e concordia, cantati da poeti come Virgilio ed Orazio.
    Il tempo della Pax Augustea, se da una parte fu piena di successi strategici, allo stesso tempo fu costellata da drammi personali e lutti familiari, che lo privarono in pochi decenni di Agrippa - suo luogotenente e genero - e degli altri eredi designati a succedergli: come Marcello figlio di Ottavia, sorella di Augusto, che l'imperatore adotto' per farne il suo successore al comando dell'Impero. Alla morte del ragazzo, l'Imperatore gli dedicò quel Teatro che Cesare aveva iniziato a costruire ai piedi del Campidoglio, e che Augusto terminò: il Teatro Marcello, per l'appunto. La testa, presente alle Scuderie, è scolpita in marmo pario, per le sue riconosciute qualita' artistiche verra' esposto anche al Grand Palais di Parigi - nella selezione di opere prescelte per la sede estera. I caratteri fisiognomici del volto in questa opera s...

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    Last Post by Anna e Vale il 21 Oct. 2013
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