1. Le donne secondo Helmut Newton a Palazzo delle Esposizioni a Roma
    "White Women, Sleepless Nights, Big Nudes"

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    È un omaggio alle donne di ieri e di oggi, determinate, forti e dolci allo stesso tempo, ironiche, capaci di giocare con la propria sensualità senza mai esserne schiave e dominate, capaci di giocare col potere senza mai esserne succubi. È un caso che la mostra "White Women, Sleepless Nights, Big Nudes" di uno dei fotografi per eccellenza, il mostro sacro Helmut Newton, ha aperto da poco i battenti a Palazzo delle Esposizioni a Roma. È possibile', così, ammirare, dal 6 marzo al 21 luglio, i suoi scatti in bianco e nero che hanno portato il nudo a simbolo dell’emancipazione femminile. Sono 180 immagini in cui si percepisce l’evoluzione della donna nella società occidentale, ove gli uomini stanno a guardare, letteralmente, fuori dai giochi. Questa esposizione rappresenta l'unica tappa italiana ed è un progetto fortemente voluto da June Newton, sua vedova e compagna di avventure, fotografa a sua volta con lo pseudonimo di Alice Springs. L’esposizione raccoglie il lavoro presentato nei primi 3 libri dedicati a Newton, pubblicati sul finire degli anni '70 con gli stessi titoli da cui deriva il nome della retrospettiva itinerante. Helmut Newton, il fotografo della "beautiful people", ebreo di origine tedesca, è divenuto il simbolo di un’epoca che grazie alla sua genialità anticonformista, trasuda erotismo senza mai sconfinare nella volgarità.
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    Protagoniste sono queste donne che dominano la scena con eleganza, senza incertezze, ferme in tutta la loro ostentata fisicità. Le sue modelle vengono ritratte sistematicamente fuori dallo studio, in strada, spesso in atteggiamenti sensuali, a suggerire un uso della fotografia di moda come pretesto per rappresentare una propria realtà. E' un vero artista che crea "quadri" teatrali. Ma l’obiettivo visionario del fotografo tedesco immortala non solo donne senza tabù, sfacciatamente in posa sui tacchi a spillo e seminude, ma ritrae anche alcuni uomini come David Lynch, Johnny Depp, Woody Allen, Samuel Beckett e Andy Warhol, il cui celebre ritratto colto nella stessa posizione di una statua dell...

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    Last Post by Anna e Vale il 8 Mar. 2013
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  2. Buona Festa delle Donne

    By Anna e Vale il 8 Mar. 2013
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    Oggi 8 Marzo
    i MUSEI CIVICI
    saranno GRATIS per tutte le DONNE


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    Solo per oggi l'ingresso ai Musei Civici Capitolini è gratuito per le donne. In particolare:
    - Centrale Montemartini,
    - Mercati di Traiano,
    - Museo dell'Ara Pacis,
    - Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco,
    - Museo della Civiltà Romana,
    - Museo delle Mura,
    - Villa di Massenzio,
    - Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina,
    - Museo di Roma,
    - Museo Napoleonico,
    - Galleria d'Arte Moderna,
    - MACRO,
    - Museo Carlo Bilotti,
    - Museo Pietro Canonica,
    - Museo di Roma in Trastevere,
    - Musei di Villa Torlonia,
    - Museo Civico di Zoologia.

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    Fanno eccezione:
    - i Musei Capitolini, dove è previsto il pagamento di un biglietto ridottissimo
    - il Planetario, dove è prevista l'ordinaria tariffazione
    - "Tiffany e Gallè" a Palazzo Caffarelli con l'ordinaria bigliettazione per la mostra.

    Mentre il MAXXI omaggia tutte le donne con una riduzione del prezzo sul biglietto di ingresso e, in omaggio fino a esaurimento scorte, una bag in tela della mostra: “William Kentridge. Vertical Thinking”, che chiuderà domenica 10 marzo.

    Maggiori info: www.museiincomuneroma.it/servizi/av..._tutte_le_donne

    Musei Civici di Milano:
    - Musei del Castello Sforzesco,
    - Museo del Novecento,
    - Museo di Storia Naturale,
    - Museo Archeologico,
    - Museo del Risorgimento.

    È ridotto, invece, l’ingresso per le mostre di Palazzo Reale:
    - “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti”
    - “Costantino 313 d.C.” ingresso ridotto con gadget omaggio
    - alla Triennale di Milano la mostra “Dracula e il mito dei Vampiri” (aperta dalle 10.30 alle 20.30)

    Al WOW - Spazio Fumetto apre invece i battenti la mostra: “Il segno rosa”, in programma fino al 30 marzo, in cui sedici autrici interpretano il tema dell’uguaglianza nella differenza dei corpi e delle culture (ingresso libero dalle ore 18).

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    Edited by Anna e Vale - 20/9/2013, 20:32
    Last Post by Anna e Vale il 8 Mar. 2013
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  3. Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter al Palazzo Reale di Milano

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    Amedeo Modigliani, Elvire con colletto bianco (Elvire con collettino),1917-1918
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    A Milano nella cornice di Palazzo Reale e' allestita la mostra “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter" dal 25 febbraio all'8 settembre 2013. Sono presenti più di 120 opere, che ricostruiscono il percorso di questi artisti come Modigliani, Soutine, Utrillo, Valadon, Kisling e molti altri che vissero in un periodo affascinante della storia dell’arte nel quartiere di Montparnasse a Parigi, agli inizi del ‘900. “Queste opere non sono state mostrate al pubblico da più di settant’anni, e oggi ricompaiono come per magia, come uscite da un altro mondo” sottolinea Marc Restellini, curatore della mostra. Jonas Netter, ebreo alsaziano, che visse a Parigi nei primi anni del novecento, grande appassionato d'arte, mecenate, colleziono' Modigliani, Utrillo, Soutine, Valadon, Kisling e altri, che all'epoca erano pressoché sconosciuti e le cui tele erano considerate di poco valore. Modigliani era arrivato a Parigi nel 1906 sentendo che quello era il posto dove avrebbe potuto “salvare il suo sogno”. Va a vivere a Montparnasse che, in quegli anni, diventa il quartiere degli artisti: non solo pittori, ma anche scrittori, come Hemingway e Miller, intellettuali come Jarry e Cocteau, rifugiati politici come Lenin e Trockij. È in questo contesto che vivono questi artisti, come sottoliena Marc Restellini: “Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non è polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, è a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualità e i sogni propri a ciascuno di loro. Quegli anni corrispondono a un periodo di emancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dell’arte. Parigi è l’unico luogo al mondo in cui la rivolta ha il diritto di cittadinanza, è prima a Montmartre e poi a Montparnasse che quegli artisti – tutti ebrei – si sono ritrovati per tentare la sorte”.
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    Amedeo Modigliani, Ritratto di Jeanne Hébuterne (Jeanne Hébuterne au henné),1918.

    Il percorso espositivo mette a confronto i capolavori acquistati nell’arco della sua vita da Jonas Netter, che, affascinato dall’arte e dalla pittura, diventa un amateur illuminato e acuto...

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    Last Post by Anna e Vale il 7 Mar. 2013
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  4. Tiziano in scena alle Scuderie del Quirinale

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    Tiziano e' uno dei pittori più influenti dell'arte occidentale, come maestro del colore e dell'impasto espressivo e come creatore di immagini di ogni tipo -pale d'altare, ritratti, mitologie e soprattutto nudi femminili- divenute in breve tempo centrali per l'arte visiva europea. Grande attenzione meritano anche aspetti meno tangibili della sua pittura, come la capacità di evocare un'atmosfera poetica attraverso la luce e il paesaggio o la profonda consapevolezza delle dignità e insieme della vulnerabilità umana. Tiziano, nato in Cadore, vive in una Venezia ricca e cosmopolita, lavorando assiduamente per il governo della serenissima e per una cerchia di committenti locali che si stende via via al di la' del Veneto, arrivando a comprendere alcune tra le piu' potenti figure del panorama internazionale, dal papa ai principi delle signorie italiane, dall'imperatore tedesco ai re di Spagna. Tiziano deve la sua fama internazionale anzitutto alla propria pittura che affascina i contemporanei per naturalezza e vivacita', ma i suoi trionfi professionali vengono certamente agevolati anche da un carattere affabile che doveva apparire in contrasto con la famigerata permalosità dello scontroso Michelangelo. Secondo Vasari, primo biografo di entrambi, nella casa di Tiziano a Venezia "sono stati quanti principi, letterati e galantuomini sono al suo tempo andati o stati a Venezia, perché egli oltre all'eccellenza dell'arte è stato gentilissimo, di bella creanza e dolcissimi costumi e maniere".
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    Tiziano Vecellio, Danae e la pioggia d'oro, 1544-1545.

    A questo genio dell'arte, che conteneva "la grandezza e la terribilità di Michelangelo, le piacevolezze e venustà di Raffaello, ed il colorito proprio della natura", le Scuderie del Quirinale di Roma dedicano, dal 5 marzo al 16 giugno, una mostra che ripercorre la sua attività artistica, e, quindi, un'epoca, il Cinquecento, grazie a 40 capolavori provenienti da Venezia, Berlino, Madrid, Urbino, Bergamo, Firenze, ecc. Era dal 1990, ovvero dalla mostra al Palazzo Ducale di Venezia, che in Italia mancava una monografica di Tiziano. Questa esposizione, omaggio a uno dei massimi interpreti del Cinquecento europeo, è una carrellata sull’intero arco della sua attività. Dal giovane Tiziano lavorante presso le botteghe di Bellini e Giorgione all’artista che ottiene la piena autonomia con le grandi tele realizzate per i dogi, gli Este e i Della Rovere fino ad arrivare alle committenze imperiali di Carlo V e poi del figlio Filippo II. Decennio per decennio, si a...

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    Last Post by Anna e Vale il 5 Mar. 2013
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  5. Mirò. Poesia e Luce a Genova

    By Anna e Vale il 3 Mar. 2013
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    Joan Miró, Senza Titolo, 1978.

    Sino al 7 aprile 2013 al Palazzo ducale di Genova e' allestita la mostra "Mirò! Poesia e luce" nella quale si ripercorre l'attività di Mirò nei suoi ultimi trent'anni di vita, trascorsi e vissuti a Palma di Maiorca, città della madre e della moglie. Sono esposti oltre 80 lavori del genio catalano, di cui 50 dipinti di sorprendente bellezza e di grande formato, ma anche terrecotte, bronzi e acquerelli. La rassegna, a cura di Maria Luisa Lax Cacho, affronta in chiave storica un periodo particolarmente felice per l'artista, che finalmente aveva a sua disposizione un grande atelier e un laboratorio a contatto con la natura, sua musa ispiratrice. È il 1956 quando Mirò torna nella terra che vive come "casa", Maiorca, là dove "luce e poesie si uniscono". Si possono ammirare tra i capolavori, gli olii Donna nella via (1973) e Senza titolo (1978); i bronzi come Donna (1967); gli schizzi tra cui quello per la decorazione murale per la Harkness Commons-Harvard University, tutti provenienti da Palma di Maiorca, dove la Fundación Pilar i Joan Miró detiene molte opere dell’artista, concesse in via del tutto straordinaria per questa esposizione. Un artista che appare giocoso, familiare, ma il cui messaggio raggiunge gli stadi più profondi dell’anima.
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    Joan Miró, Femme dans la rue, 1973.

    Come scrive Gillo Dorfles in un suo saggio sull’artista: "L’incontro di fantasia e di controllo, di oculatezza e di generosità, che forse si può considerare una caratteristica della mentalità catalana, può spiegare, in parte almeno, la base fondamentale dell’arte e della personalità di Joan Miró”. E’ facile amare Mirò, e i suoi larghi campi di colore dove galleggiano “creature” come in un sogno che mescola elementi astratti e figurativi, forme, colori.
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    Joan Miró, Titolo n.d.

    La curatrice María Luisa Lax Cacho, ritenuta a livello internazionale tra i maggiori esperti dell'opera di Miro', dunque, ha voluto illustrare in questa esposizione l'ultima fase della produzione della lunga vita dell'artista, quando a Maiorca realizzo' un suo grande sogno: un ampio spazio tutto suo, dove lavorare protetto dal silenzio e dalla pace che solo la natura poteva offrirgli. In occasio...

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    Last Post by Anna e Vale il 3 Mar. 2013
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  6. Sol LeWitt. L'artista e i suoi artisti a Napoli

    By Anna e Vale il 1 Mar. 2013
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    newego_LARGE_t_641_105623601A Napoli nella cornice del Museo d’Arte Contemporanea DonnaREgina (M.A.D.RE) sino al 1 aprile 2013 e' allestita la mostra "Sol LeWitt. L'artista e i suoi artisti", primo omaggio museale italiano reso a Sol LeWitt, grande protagonista dell'arte contemporanea internazionale, dalla sua scomparsa nel 2007 a New York. Sol LeWitt, stella polare dell’arte del XX secolo, americano figlio di immigrati russi, attratto dal Costruttivismo, ha ricondotto l’arte alle sue forme più elementari e ai colori primari spesso con logica, altre volte come gioco ma sempre con rigore e cercandone l’essenza per “ricreare l’arte, per ricominciare da zero”. Nel 1980 si trasferisce da Manhattan a Spoleto, anche se a New York nel ’78 aveva ricevuto l’onore di una retrospettiva al MoMA. In Italia fortissimo è il suo legame con Napoli, che comincia a frequentare nel 1975, con la mostra alla Modern Art Agency di Lucio Amelio, e si sposa con Carol Androccio, originaria della Costiera amalfitana. Per l'artista l'Italia fu un punto di riferimento. La sua frequentazione con il nostro Paese fu assidua. Sol LeWitt e' stato l'ideatore delle "strutture geometriche modulari", il capostipite dell'arte minimale -ne delineò il polo costruttivo asserendo che il processo creativo è sostanziale rispetto alla risultante finale.
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    Sol LeWitt, All Ifs and or Buts Connected by Green Lines, 1973.

    La mostra illustra con originalità un percorso artistico di quasi 50 anni suddividendolo in tre sezioni, corrispondenti ad altrettanti nuclei tematici, con opere inedite progettate dall’artista e realizzate oggi dai suoi assistenti, con opere mai esposte al pubblico precedentemente, con opere infine di altri artisti ma collezionate da LeWitt. La prima sezione, completamente inedita, è costituita da cinque wall drawings (disegni murali) selezionati in collaborazione con la LeWitt Collection appositamente per lo spazio del MADRE, progettati dall’artista nel 2007 e mai eseguiti precedentemente. Sono “Scribbles”, l’ultimo ciclo cui si è dedicato LeWitt. Adottano la matita nera dei primi wall drawings degli anni ’70 ma, diversamente da allora, non per rendere il disegno “il più bidimensionale possibile” ma, agli antipodi, per distaccarlo dalla parete nel modo più illusionistico attraverso matasse di segni più o meno densi e chiaroscurati.
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    Sol LeWitt, Scribbles, 2012.

    Come stabilito nel pront...

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    Last Post by Anna e Vale il 1 Mar. 2013
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  7. L'opera dei pupi a Palazzo Branciforte

    By Anna e Vale il 26 Feb. 2013
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    Mimmo Cuticchio e l'opera dei pupi

    A Palermo nella suggestiva cornice del Monte di Santa Rosalia all’interno di Palazzo Branciforte, recentamente restaurato da Gae Aulenti, e' ospitata la mostra "Tradizioni in viaggio" dedicata all'opera dei pupi. Il curatore della mostra e' Mimmo Cuticchio, l’ultimo grande erede di quella tradizione che nel 2001 l’Unesco ha proclamato “capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”. Nel teatro laboratorio in via Bara all’Olivella, nel cuore antico di Palermo, dove ancora Rolando e Renaud si contendono l’amore della bella Angelica, dove cavalieri e Saraceni proseguono per un pubblico di bambini (e non) le loro secolari battaglie, l’ottantacinquenne Mimmo Cuticchio con i suoi figli d’arte restano gli ultimi depositari di quel teatro di figura tradizionale che affonda forse le sue radici all’età di Socrate e Senofonte.
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    E' una tradizione antica che guarda al futuro, come afferma il curatore: “La tradizione è un’esperienza che passa da padre in figlio o da maestro ad allievo. 
Ma non bisogna intenderla sempre la stessa. Possiamo paragonarla all’acqua di un fiume che, 
pur scorrendo sempre tra gli stessi argini, 
non è mai la stessa acqua
”. L’Associazione Figli d’Arte Cuticchio nell’allestimento ha proposto un dialogo con lo spazio espositivo del monte di Pietà e allo stesso tempo ha tracciato i contorni di un racconto che parte da Mimmo Cuticchio per ampliarsi a pittori, intagliatori, sbalzatori, cesellatori di metalli, tutti depositari di una catena di trasmissioni di saperi e di pratiche regolate da norme precise. Sono, così, stati realizzati piccoli boccascena autoportanti, composti da listelli di legno, come se fossero prolungamenti della struttura del Monte. All’interno dei boccascena sono esposti i pupi di nuova generazione, quelli realizzati per gli spettacoli del nuovo repertorio, che fanno da cornice all’antico teatrino. In esposizione sino al 3 marzo 2013, così, sei piccoli teatrini che si inseriscono, senza soluzione di continuità, nel manufatto della sala, riprendendo nei colori tono su tono e nelle strutture, le scaffalature dell'antico Monte dei pegni, per accogliere una carrellata degli spettacoli storici.
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    In fondo alla sala c'e' il teatrino tradizionale, d'inizio Novecento, di Giacomo Cut...

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    Last Post by Anna e Vale il 26 Feb. 2013
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  8. A Viareggio le opere dei Macchiaioli per l'Orangerie di Parigi

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    Dal 1 febbraio al 17 marzo 2013 a Viareggio il Centro Matteucci per l’Arte Moderna presenta la mostra "I Macchiaioli e l’Orangerie. Opere in anteprima", offrendo un percorso di 15 capolavori selezionati per la futura mostra "I Macchiaioli 1850-1877. Gli impressionisti italiani?", che il Museo de l’Orangerie di Parigi dedicherà - dal 9 aprile al 22 luglio 2013- allo storico movimento toscano. I Macchiaioli sono uno dei movimenti più poetici che presenta molte "affinità con le ricerche plastiche condotte dagli artisti impressionisti". E' possibile ammirare in questa occasione in anteprima quindici straordinarie opere destinate all'importante mostra francese, cui il Centro Matteucci ha partecipato raccogliendo un'accurata selezione di lavori degli artisti rappresentati, come Abbati, Banti, Boldini, Borrani, Cabianca, Cecioni, Costa, D'Ancona, De Tivoli, Fattori, Lega, Signorini, Zandomeneghi. A distanza di oltre trent’anni dalla rassegna al Grand Palais (1978), i Macchiaioli tornano, dunque, a Parigi, capoluogo della cultura europea del XIX secolo, dove in molti casi allacciarono contatti con gli esponenti di spicco dell’Impressionismo, anche attraversoi una personalità di fine acume critico come Diego Martelli. Alcuni, addirittura, vi si trasferirono, assimilando le idee progressiste degli artisti più inclini al nuovo.
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    Telemaco Signorini, La Luna di miele, 1862-1863.

    I Macchiaioli sono caratterizzati dalla rivoluzionaria ricerca a riprodurre l'impressione del vero, il rifiuto del disegno, la ricerca degli accostamenti diretti dei colori ad effetto "macchia", l'assenza dei contorni e del chiaroscuro in favore di colori-ombra e colori-luce, la bellezza del vero anche nelle indagini più intime o domestiche, lo spirito risorgimentale per un'indagine anche sociale del vero. In altre parole l'arte dei Macchiaioli consiste: "nel rendere le impressioni che ricevevano dal vero col mezzo di macchie di colori di chiari e di scuri". Per i Macchiaioli la forma non esiste ma è creata dalla luce e l'individuo vede tutto il mondo circostante attraverso forme non isolate dal contesto della natura, quindi come macchie.

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    Giovanni Boldini, Ritratto di Mary Donegani, 1869....

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    Last Post by Anna e Vale il 25 Feb. 2013
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  9. L'invenzione del Rinascimento attraverso Pietro Bembo

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    Il 2 Febbraio ha aperto i battenti a Palazzo del Monte la mostra "Pietro Bembo e l'invenzione del Rinascimento" che riporterà a Padova, dopo cinque secoli, i capolavori della collezione che l’intellettuale veneto, poi divenuto cardinale, aveva riunito nella propria casa, ancora esistente nell’attuale via Altinate. La mostra sarà aperta fino 19 maggio, curata da Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Adolfo Tura, è guidata da un consiglio scientifico presieduto da Howard Burns, dove siedono Giovanni Agosti, Davide Banzato, Guido Beltramini, David Alan Brown, Matteo Ceriana, Marco Collareta, Caroline Elam, Massimo Firpo, David Freedberg, Davide Gasparotto, Fabrizio Magani, Paola Marini, Arnold Nesselrath, Alessandro Nova, Pier Nicola Pagliara, Fernando Rigon, Vittoria Romani, Salvatore Settis, Adolfo Tura e Claudio Vela.

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    Una sala allestita per la mostra


    Pietro Bembo nacque a Venezia il 20 maggio 1470 (e morirà a Roma 18 gennaio 1547) da un'antica famiglia patrizia. Ancora bambino, seguì il padre a Firenze, dove imparò ad apprezzare il dialetto toscano. Il suo esordio letterario avvenne con la pubblicazione del dialogo latino "De Aetna". In seguito sarà a Ferrara, dove conobbe il Mantegna e successivamente a Urbino, dove incontrerrà il giovane Raffaello, il Perugino e Gian Cristoforo Romano. Si laureò all'Università di Padova e fece ulteriori studi alla corte di Ferrara, dove incontrò Ludovico Ariosto e Lucrezia Borgia, con la quale ebbe una relazione. Nel 1513 seguì Giulio de' Medici - il futuro papa Clemente VII - a Roma, dove Papa Leone X lo volle come suo segretario e plenipotenziario. In questo periodo entrò in contatto con molti artisti, come Michelangelo e Tiziano, e ne promosse e supportò il lavoro. Divenne un cardinale; ma fu altresì scrittore, grammatico e umanista italiano. Regolò per primo, in modo sicuro e coerente, la lingua italiana. Era cioè una mente poliedrica: curioso, avido di sapere e di conoscere. Fu uomo simbolo ed emblema rappresentativo di tutta la cultura di un’epoca. Fu anche storiografo e Bibliotecario della Repubblica veneta. Forse anche per questo era capace di sapere individuare in un determinato artista, le capacità di uomo rinascimentale: uomo di scienza e di cultura, capace di esperire al massimo il compito affidatogli.

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    Last Post by Anna e Vale il 24 Feb. 2013
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  10. Quando l'arte di Diego Rivera incontra quella di Frida Kahlo

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    Nel centenario dalla nascita di Frida Kahlo e nel cinquantesimo anniversario della morte di Diego Rivera, il Ministero degli Affari Esteri Messicano in collaborazione con l’Instituto Nazionale di Belle Arti e Letteratura hanno organizzato una mostra fotografica gratuita dal 13 febbraio al 10 marzo 2013: tappa italiana all'Istituto Cervantes. Infatti la mostra approda in Italia dopo essere stata presente a Dublino e partirà successivamente per Amsterdam.

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    La mostra si compone di 35 fotografie in bianco e nero, che ritraggono momenti salienti della vita di Diego Rivera e Frida Kahlo, ed episodi storici dell’epoca in cui vissero. La mostra non si limita quindi a rende omaggio ai soli artisti, ma ad un intero Paese!

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    Negli anni venti Diego Rivera era tra gli inventori della pittura muralista, che altro non era che libera espressione dei suoi ideali di giustizia e di lotte sociali. Infatti egli era ancheun attivista del partito comunista. Nel 1922 conosce Magdalena Carmen Frida Kahlo, che aveva appena 15 anni, quando lui -Diego María de la Concepción Juan Nepomuceno Estanislao de la Rivera y Barrientos Acosta y Rodríguez - già ne aveva 36. Da quel momento i due controversi personaggi iniziarono le loro prime e reciproche complicità, anche se fu solo nel 1929 che la loro relazione divenne formale.

    Frida-Kahlo-and-Diego-Riv-008Frida fotografata da: Lucienne Bloch


    La coppia condivise tantissimi aspetti: da un’agitata vita, alla profonda vocazione artistica, ma anche a quegli stessi ideali politici e di rinnovamento sociale, fino ad un profondo amore per tutto ciò che era messicano; tanto che loro stessi finirono per essere un focolaio di cambiamenti delle generazioni nel Messico moderno.
    Ritroviamo così delle foto datate 1929, che immortalano i due protagonisti sfilare uno accanto all’altra ad un corteo, nelle manifestazioni di piazza, per una rivoluzione che Frida sentiva profondamente.

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    Diego e Frida in marcia con gli artisti, Città del Messico, 1 maggio 1929


    Ci sono altri scatti che ...

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    Last Post by Anna e Vale il 22 Feb. 2013
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