1. LO SPOSALIZIO DELLA VERGINE: PERUGINO E RAFFAELLO A CONFRONTO A BRERA

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    Dal 17 marzo sino al 27 giugno a Milano per la prima volta sono nella stessa sede espositiva, a Brera, lo sposalizio della Vergine del Perugino, proveniente dal museo francese di Caen, e lo sposalizio della Vergine di Raffaello, gioiello della pinacoteca milanese. La pala del Perugino era stato dipinta nel 1499 su commissione della confraternita di San Giuseppe per la cappella del Duomo di Perugia contenente la reliquia del "santo anello"; quella di Raffaello per la cappella di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a città di castello, datata 1504.
    L'episodio raffigurato è narrato dai Vangeli apocrifi: il sacerdote al centro unisce in matrimonio San Giuseppe, ormai anziano, e Maria.Lo sposo ha in mano un ramo secco che miracolosamente è fiorito, a testimoniare la benevolenza divina che ha favorito la sua scelta, mentre gli altri rifiutati, discutono o addirittura spezzano il bastone.
    L'impianto compositivo è praticamente lo stesso in Perugino e Raffaello. Da qui sorge la domanda su chi abbia influenzato l'altro.
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    Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello

    Il dipinto di Perugino rappresenta certamente una notevole innovazione nella trattazione del tema del matrimonio fra Giuseppe e la Vergine, grazie all'espediente di collocare i protagonisti della scena all'esterno di una grande piazza dominata sullo sfondo da un'imponente edificio religioso a pianta centrale con cappelle radiali: il Vannucci recupera in questo modo lo schema da lui stesso ideato circa vent'anni prima nella consegna delle chiavi della cappella Sistina e conserva il valore emblematico dell'edificio, che manifesta l'identificazione simbolica fra Maria e la Ecclesia. Il tempio diviene così un efficace motivo scenografico che fa da sfondo alla scena narrativa, la quale si dipana come un fregio in primo piano, con notevole insistenza sulla simmetria e il bilanciamento dei gruppi degli astanti, divisi fra uomini al seguito di Giuseppe e donne accanto a Maria.
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    Last Post by Anna e Vale il 16 Mar. 2016
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  2. A FORLI' IL MITO DI PIERO DELLA FRANCESCA

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    Piero della Francesca, Madonna della Misericordia, 1445-1462, olio su tavola. Museo Civico, Sansepolcro

    Nei musei San Domenico di Forlì dal 13 febbraio al 26 giugno 2016 è allestita la mostra "Piero Della Francesca: indagine su un mito" dedicata all'artista capace di proporre immagini fondate su precisi calcoli di rapporti metrici e accordi coloristici creando una pittura stabile, statica e bilanciata. Alla certezza delle regole prospettiche inoltre Piero unisce le novità della pittura fiamminga per raggiungere quel perfetto grado di descrizione della realtà che diventerà riferimento per la successiva pittura italiana ed europea. Piero, il "Monarca" della pittura per Luca Pacioli, si forma a Firenze, nella Firenze della prima grande rivoluzione rinascimentale, di Masaccio e di Brunelleschi, del beato angelico e di Domenico veneziano. La civiltà prospettica dei fiorentini è la sua cifra stilistica. Ma il luogo dove può esprimere la sua arte è la provincia italiana, tradizionalista, prevalentemente rurale. E, forse per questo, Piero sa essere al contempo tradizionalista e straordinario innovatore.
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    Piero della Francesca, San Girolamo e un devoto, 1440-1450 ca., tempera e resina su tavola. Gallerie dell’Accademia, Venezia

    Il percorso espositivo spinge a ragionare su confronti e accostamenti inediti e sorprendenti, che compongono una mostra di estremo fascino. Il comitato scientifico, presieduto da Antonio Paolucci e composto da importanti critici, ha compiuto una vera e propria ricerca sulla "mitografia" di Piero della Francesca e i risultati raggiunti sono ora raccolti in questa mostra, resa possibile anche grazie a importanti prestiti di collezioni private e musei. L'intera esposizione è organizzata in maniera tale da suggerire nuovi punti di vista. Piero influenzò molti artisti raccolti in questa mostra, da Beato Angelico a Paolo Uccello; ispirò anche i macchiaioli e, molto probabilmente, anche Degas, che si recò a San Sepolcro, dove visitò gli affreschi del pittore rinascimentale. La mostra è aperta dal confronto, sempre citato ma fin’ora mai mostrato, tra la Madonna della Misericordia di Piero della Francesca e la Silvana Cenni di Felice Casorati. Piero, infatti, è il pittore della forma al punto, infatti, che nel primo Novecento egli, nell'alone di Seurat, di Cézanne, è sembrato l'esempio perfetto, la dimostrazione antica e perciò profetica, di un concetto che ha dominato...

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    Last Post by Anna e Vale il 3 Mar. 2016
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  3. L'ECCENTRICITA' DI CARLO PORTELLI NELLA FIRENZE MANIERISTA

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    Immacolata concezione, 1566.Firenze, Galleria dell'Accademia.

    La Galleria dell’Accademia di Firenze ha allestito la mostra “Carlo Portelli. Pittore eccentrico tra Rosso Fiorentino e Vasari” dedicata al Portelli, pittore manierista, a partire dal suo capolavoro: la monumentale pala con l’Immacolata Concezione del 1566, custodita nella Tribuna del David del museo fiorentino. L'esposizione raccoglie attorno a questa tavola 50 opere fra pitture, disegni e documenti, che ripercorrono la carriera del pittore sino alla sua morte nel 1574, ricostruendo meglio, grazie a nuovi studi e ricerche intrapresi per l’occasione, il suo ruolo nel panorama della pittura fiorentina dell’età vasariana. La pala con l’Immacolata Concezione, tavola visionaria e neorossesca, originariamente destinata alla chiesa di Ognissanti, scandalizzò lo storiografo Raffaello Borghini (1584) per l’esibizione sfacciata e irriverente delle nudità di Eva in primo piano.

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    Trinità con i santi Nicola da Tolentino, Pietro martire, Verdiana e Caterina 1545 circa.Firenze, chiesa di Santa Felicita.

    Le imponenti pale d’altare da lui realizzate ed esposte in mostra documentano la sua attività, tra cui ad esempio la Trinità di Santa Felicita, da datarsi poco dopo il 1544, rivelando come l'artista, rifacendosi ai grandi modelli, sappia già orchestrare una composizione, scalando in profondità le figure nello spazio illusorio di un dipinto.

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    Restituzione della Croce, 1569. Borgo San Lorenzo (Firenze), Olmi, chiesa di Santa Maria.

    Accanto ad una produzione di pale d’altare come il Compianto di Loro del 1561, l’Immacolata Concezione del 1566, la Restituzione della Croce di Olmi del 1569, e il Cristo che predica con i Santi Giovanni Battista ed Evangelista e i committenti, di Colle di Buggiano del 1571, Portelli soddisfaceva le richieste di una committenza privata desiderosa di Sacre Famiglie (ora in musei stranieri o passate sul mercato) e Allegorie della Carità (Madrid, Arezzo e Firenze), cimentandosi con successo anche nel genere ritrattistico come testimoniano i dipinti di Chaàlis e il Ritratto allegorico e celebrativo di Giovanni dalle Bande Nere di Minneapolis, debitore del ritratto del condottiero di Giovan Paolo Pace degli Uffizi e di quello della Galleria Palatina restituito a Salviati, anch'essi presenti in mostra.

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    Last Post by Anna e Vale il 18 Feb. 2016
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  4. ROMA CELEBRA BALTHUS

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    La Chambre, 1952-1954.

    Roma celebra Balthus (1908-2001), uno dei maestri più originali ed enigmatici del Novecento, con circa duecento opere, tra quadri, disegni e fotografie, provenienti dai più importanti musei europei ed americani oltre che da prestigiose collezioni private. Queste compongono un avvincente doppio percorso, a metà tra le Scuderie del Quirinale, dove sono esposti i capolavori più noti, e Villa Medici, l'Accademia di Francia della quale il pittore francese di origine polacca fu direttore dal 1966 al 1971, in un’esposizione che mette in luce il metodo e il processo creativo di Balthus: la pratica di lavoro nell’atelier, l’uso dei modelli, le tecniche, il ricorso alla fotografia.
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    La Chambre Turque, 1963-1966.

    Pittore francese di origine polacca, Balthazar Klossowski in arte Balthus proviene da una famiglia di artisti, figlio di un critico d'arte e di una pittrice, nonché fratello del noto scrittore e pittore Pierre Klossowski. Una curiosità della sua biografia lo vorrebbe inoltre figlio naturale del grande poeta Rilke, che frequentò unitamente alla cerchia dei pittori nabis come Bonnard e Roussel. Balthus trascorre l’infanzia tra Berlino, Berna e Ginevra al seguito degli irrequieti genitori, rientrando in Francia solo nel 1924 imbevuto di cultura mitteleuropea.
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    Les enfants blanchard, 1937.

    Folgorato in giovane età dai maestri del Rinascimento toscano e in particolare da Piero della Francesca, scoperti in occasione di un primo viaggio in Italia, nel 1926, Balthus concepisce le sue composizioni attraverso un pensiero figurativo e una chiarezza logica ereditati dalla cultura artistica italiana. Dipinge numerose scene di vita quotidiana (la strada, 1933), interni e ritratti, ma il suo tema preferito è la rappresentazione di figure di adolescenti rappresentate nell'intimità della loro vita domestica. Si tratta di scene caratterizzate da un meticoloso realismo, ma sospese in una dimensione fuori dal tempo, quasi metafisica, in cui si mescolano reminiscenze classiche provenienti dalla pittura rinascimentale fiorentina (Piero della Francesca, Masaccio e Pa...

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    Last Post by Anna e Vale il 26 Oct. 2015
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  5. A FIRENZE APRE IL MUSEO DELL'OPERA DEL DUOMO: 750 CAPOLAVORI DEL RINASCIMENTO

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    Il 29 ottobre apre a Firenze il nuovo Museo dell'Opera del Duomo che conserva la maggiore collezione al mondo di scultura del Medioevo e del Rinascimento fiorentino. Sono 750 opere tra statue e rilievi in marmo, bronzo e argento, tra cui i capolavori dei maggiori artisti del tempo. Tra queste più di 200 opere visibili per la prima volta al pubblico, dopo il restauro, come la Maddalena di Donatello, la Porta Nord di Lorenzo Ghiberti per il Battistero di Firenze e i ventisette pannelli ricamati in oro e sete policrome su disegno di Antonio del Pollaiolo.
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    Sono esposte per la prima volta opere conservate nei depositi per decenni, come le quindici statue trecentesche e quasi settanta frammenti della facciata medievale del Duomo.Il Museo dell'Opera del Duomo, fondato nel 1881, negli ambienti trecenteschi dove Michelangelo scolpì il David, per raccogliere le opere eseguite nei secoli per i monumenti della Cattedrale di Firenze, non aveva spazio sufficiente per ospitare la vasta collezione. Nel 1997 l'Opera di Santa Maria del Fiore ha acquistato un grande fabbricato attiguo al museo raddoppiandone così la superficie disponibile.
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    Al centro della struttura si trova la spettacolare Sala dell'Antica facciata, dove su un lato è stato realizzato un colossale modello (in resina e polvere di marmo) in scala 1:1 dell'antica facciata del Duomo di Firenze realizzata da Arnolfo di Cambio a partire dal 1296, mai finita e distrutta nel 1587. Davanti a questa titanica quinta, ricostruita sulla base di un disegno cinquecentesco, saranno collocate 40 statue del Trecento e primo Quattrocento originariamente realizzate per la facciata da artisti come Arnolfo di Cambio, Donatello e Nanni di Banco.
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    Sul lato opposto della sala, sono esposte la Porta del Paradiso chiamata così da Michelangelo con accanto la celebre Porta Nord del Battistero di Firenze, e in futuro anche la Porta Sud di Andrea Pisano, che è stata restaurata dall'Opificio delle Pietre Dure con dei risultati eccezionali. Accanto alla sala d...

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    Last Post by krausvampiro82 il 24 Nov. 2015
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  6. La rivoluzione di Giotto in mostra al Palazzo Reale di Milano

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    Polittico Stefaneschi particolare, 1320 circa, Pinacoteca Vaticani, Roma.

    In occasione di Expo dal 2 settembre al 10 gennaio 2015 a Palazzo Reale di Milano in occasione di Expo è allestita la grande mostra "Giotto,l'Italia", già un titolo autoesplicativo, perché si intende celebrare l’alto genio italiano, colui che rivoluziona nel trecento il linguaggio figurativo, uno dei padri fondatori della storia dell'arte occidentale, una delle eccellenze del nostro paese. Allievo di Cimabue, Giotto opera una rivoluzione nell'arte, inventa la lingua nuova della pittura, trasferendo per la prima volta il pathos della vita umana nella rappresentazione visiva. Già Dante, suo concittadino, scriveva nel XVI canto del Purgatorio: “Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo/ e ora ha Giotto il grido/ sì che la fama di colori è scura", individuando in lui il grande artefice della lingua visiva italiana.
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    Polittico di Badia, 1300 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze.

    Giotto riporta sulla scena dell'arte i profondi sentimenti delle persone, restituendo all'individuo un'identità e un ruolo nella storia. Le sue Madonne sono madri terrene, occupano uno spazio reale, sembrano scolpite con il colore. Ogni figura occupa uno spazio, è dotata di un volume: per questo Giotto viene considerato un precursore della prospettiva rinascimentale. È probabile che molto gli sia servito l'aver visto a Roma gli affreschi dell'antichità e la testimonianza di un realismo che l'Oriente successivo aveva abolito.
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    Polittico Baroncelli particolare,1328 circa, Basilica di Santa Croce, Firenze.

    Nei suoi dipinti vi sono sono veri e propri ritratti capaci di esprimere le sfaccettature dell'animo umano. E' un'assoluta no...

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    Last Post by Anna e Vale il 8 Sep. 2015
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  7. Il Genio di Leonardo al Palazzo Reale di Milano

    By Anna e Vale il 11 June 2015
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    Dal 16 aprile al 19 luglio 2015 al Palazzo Reale di Milano in occasione di Expo 2015 è organizzata la mostra "Leonardo da Vinci 1452-1519. Il disegno del mondo", curata da Pietro C. Marani e Maria Teresa Fiorio, tra gli storici dell'arte più importanti per gli studi sul grande genio del Rinascimento. Leonardo da Vinci, fiorentino di nascita ma milanese d’adozione, aveva espresso la propria creatività alla corte di Ludovico il Moro, suo grande mecenate. Uomo colto, interessato all'arte, alla poesia e allo studio di tutti fenomeni naturali, Leonardo incarna l'uomo del Rinascimento per eccellenza, che volge ogni capacità intellettuale alla costante ricerca della conoscenza, la più vasta possibile, del mondo e dell'universo.
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    E' stato uomo poliedrico e d’ingegno, talento assoluto del Rinascimento italiano, incarnando in pieno lo spirito universalista della sua epoca: pittore, scultore, ingegnere, anatomista, musicista e inventore. E' la più importante mostra monografica mai organizzata in Italia e rappresenta, così, un’occasione unica per ammirare in una visione d’insieme la straordinaria complessità di Leonardo.
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    L'esposizione è suddivisa in dodici sezioni, ove sono presenti un considerevole numero di dipinti, tra cui quelli provenienti dal Louvre come Belle Ferronière, Annunciazione, San Giovanni Battista.Vi è anche il San Gerolamo della Pinacoteca Vaticana, la Madonna Dreyfuss della National Gallery of Art di Washington, la Scapiliata della Galleria Nazionale di Parma. Un Genio universale, per un’esposizione universale.
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    Oltre ai dipinti sono presenti anche i suoi codici originali, oltre cento disegni autografi (di cui circa trenta dal celeberrimo “Codice Atlantico”) e un cospicuo numero di disegni, manoscritti, sculture, incunaboli e cinquecentine provenienti dai più celebri Musei e Biblioteche del Mondo. Si tratta di un'occasione unica, da non perdere!
    Last Post by Anna e Vale il 11 June 2015
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  8. E' morta a 105 anni Mme Carven, la couturier fondatrice dell'omonima casa di moda.
    La sua arte nasce dal complesso di essere alta "quanto un gambo di cavolo"

    By Anna e Vale il 10 June 2015
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    A Parigi è morta l'8 giugno all’età di 105 anni, Marie-Louise Carven, al secolo Carmen de Tommaso, la couturière francese fondatrice dell’omonima casa di moda. E' stata tra le prime a far sfilare all’estero le sue collezioni, influenzando l’alta moda con trame esotiche e motivi etnici. La grande fashionist deve il suo successo a un complesso perché lei era alta quanto un «gambo di cavolo».Madame Carven diceva alle donne piccole: evitare nero e stampe.
    E' stata la decana di una generazione di couturier che comprendeva anche Christian Dior, Coco Chanel e Pierre Balmain. Ha lanciato la sua casa di moda nel 1945 con l’obiettivo di vestire donne di bassa statura, imponendosi in breve tempo come una delle rare donne a fare haute couture a Parigi dopo Elsa Schiapparelli e Coco Chanel.
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    «Ho davvero sofferto un complesso. Misuro 1,55 metri, per tutta la mia gioventù le donne alla moda erano così alte, così sottile», raccontava la stilista sempre allegra che ha abbandonato le sue matite nel 1993, dopo 50 anni di creazione. Studentessa di Belle Arti, figlia di un editore italiano, Tommaso Carmen, studiosa di architettura e antiquariato, comincia a fare i vestiti per se e le sue amiche alla fine degli anni ‘20, costruendo progressivamente una rete clienti.
    «Sono autodidatta e ho creato la mia collezione su me stessa», ripeteva. Nel 1945 a 34 anni si trasferisce a Rond-Point des Champs-Elysees, ribattezzandosi Carven, una contrazione del suo nome che non le piaceva e quello di una zia a lei cara.
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    Nessuna come lei sa interpretare il desiderio di leggerezza della Parigi del dopoguerra che vuole dimenticarsi delle privazioni disegna. Odia gli snobismi. Disegna abiti leggeri e senza pretese. Un anno più tardi lancia anche i suoi profumi: «Robe d’un soir», «Chasse gardée», «Eau vive». Veste giovani stelle francesi --Martine Carol, Daniele Delorme, Leslie Caron, Sophie Daumier o Brigitte Fossey e spiega il suo pensiero: «Ho ripulito al massimo, abolito le imbottiture dei tailleur, aumentato le dimensioni delle pinces per mettere il seno in evidenza e rendere le ragazze più sexy». Alle donne piccole: mai nero e stampe giganti!
    Alle ragazze piccole come lei dava consigli preziosi: «Rinunciate a usare il nero, rende ancora più nani» e «rifuggite i quadri giganti, le stampe grandi, gli scolli esagerati, maniche a sbuffo».
    Madame Carven viene anche ricordata anche per il suo eterno buon umore, in contrasto con le figure intimidatorie di Chanel e Schiaparelli.Un ottimismo trasformato in uno stile giovane, con i modelli comodi che hanno anticipato l’haute couture relax oggi di massima tende...

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    Last Post by Anna e Vale il 10 June 2015
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  9. Amedeo Modigliani in mostra a Pisa


    Amedeo Modigliani, Ritratto di Soutine, 1917,collezione privata.
    A Palazzo Blu sino al 15 febbraio 2015 Pisa rende omaggio ad Amedeo Modigliani, celebre pittore livornese, con la bellissima mostra Modigliani et ses amis, curata da Jean Michel Bouhours, importante studioso del maestro e curatore del dipartimento delle collezioni moderne del Centre Pompidou. Per l'occasione sono presenti 70 opere appartenenti alle collezioni del Centre Pompidou di Parigi, insieme a magnifici capolavori provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, che ricreano l'atmosfera culturale in cui è maturata la straordinaria ed entusiasmante esperienza della pittura dell'epoca e la vicenda artistica di Modigliani dal periodo della sua formazione a Livorno fino al suo trasferimento a Parigi. A completare il percorso espositivo, una significativa selezione di sculture di Modigliani e dei grandi scultori dell'epoca come il celebre Constantin Brancusi e una eccezionale serie di fotografie scattate da Brancusi stesso.

    Amedeo Modigliani, Nudo sdraiato, 1917, Olio su tela, 100 x 65 cm Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli.

    Modigliani si forma nella tradizione dei macchiaioli toscani. Inevitabile è il confronto con Parigi, importantissimo centro dell'arte, dove si reca ai primi del'900 e avvia un rapporto travagliato e intenso con la città. Modigliani vive ai margini del mondo artistico. I suoi migliori amici sono gli artisti venuti dall'Europa orientale, ebrei come lui: Soutine, Kisling, Brancusi, Chagall. Artista bohémien, Modì manifesta la sua formazione toscana nel rigore assoluto e purissimo del disegno e nell'esaltazione della figura umana. Nel 1909 a Parigi si accosta al tocco nervoso di Toulouse-Lautrec, mentre riprende da Cézanne le grandi masse cromatiche. In questa fase risente ancora dell'influsso dei fauve, essendo influenzato soprattutto dalla tavolozza di Matisse e di van Dongen. L'incontro con la scultura pura ed essenziale di Brancusi e la scoperta dell'arte negra porteranno il pittore a dedicarsi all'arte plastica.

    Amedeo Modigliani, Testa femminile, 1912, Centre Pompidou, Parigi....

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    Last Post by Anna e Vale il 10 Nov. 2014
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  10. A Milano Van Gogh guardando a EXPO

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    Vincent Van Gogh, Contadini che piantano patate, 1884 Kröller-Müller Museum.


    A Milano Palazzo Reale ospita dal 18 ottobre all'8 marzo 2015 la mostra "Van Gogh. L'uomo e la terra", con oltre 50 opere provenienti da tutto il mondo per raccontare la terra e i suoi frutti, l'uomo, gli umili, la vita rurale. L'esposizione, a cura di Kathleen Adler, presenta una lettura dell'opera di Van Gogh del tutto inedita e si focalizza sulle tematiche legate a Expo 2015 per comprendere ed esplorare il complesso rapporto tra l'uomo e la natura, tra la fatica e la bellezza. In un’epoca in cui la maggior parte degli artisti rivolgeva lo sguardo al paesaggio urbano, frutto dell’industrializzazione europea della fine del XIX secolo, Van Gogh focalizza la sua attenzione verso il paesaggio rurale e il mondo contadino.
    La vita e le mansioni della tradizione agreste sono considerate come soggetto dalla nobile e sacra accezione e i lavoratori della terra figure eroiche e gloriose: dai primi disegni realizzati in Olanda fino agli ultimi capolavori dipinti nei pressi di Arles, Van Gogh esprime la propria affinità verso gli umili, immedesimandosi con loro e rappresentando il loro dignitoso contegno.

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    Vincent Van Gogh, Paesaggio con covoni di grano e luna che sorge, 1889 Kröller-Müller Museum.


    Il corpus centrale della mostra è costituito da opere provenienti dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, a cui si aggiungono lavori provenienti dal Van Gogh Museum di Amsterdam, dal Museo Soumaya-Fundación Carlos Slim di Città del Messico, dal Centraal Museum di Utrecht e da collezioni private normalmente inaccessibili: un’occasione unica per approfondire, attraverso gli occhi dell’artista, il complesso rapporto tra l’essere umano e la natura che lo circonda. Tra i capolavori concessi dal Kröller-Müller Museum alla mostra milanese I contadini che piantano patate del 1884, Pastore con un gregge di pecore sempre dello stesso anno, L’autoritratto del 1887, il Ritratto di Joseph Roulin del 1889, Vista di Saintes Marie de la Mer del 1888, la Testa di pescatore del 1883 e Bruciatore di stoppie, seduto in carriola con la moglie del 1883. Nelle sue opere si rimane immediatamente colpiti dal colore, che vorticosamente...

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    Last Post by Anna e Vale il 2 Nov. 2014
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